02/06/14

Ha preso il via l'Avvento di Kriptoscopia.
Nella prima performance, Sissy era in scena in un costume totalmente nero e io sono entrato strisciando sui gomiti, con la corona di spine in testa. Sono stato frustato e torturato da Maria Jiku del duo giapponese che collabora con noi. Infine mi ha tagliato una grossa ciocca di capelli. Sono soddisfatto quando la gente è obbligata a considerare e a parlare del Cristo. I discorsi che mi sono stati fatti successivamente da chi del pubblico mi ha voluto parlare per soddisfare alcune curiosità sull'azione, hanno riguardato la sofferenza.
Nella seconda performance mi sono seduto al centro indossando la mia divisa del lavoro (ora sono impiegato per l'Enel). Ho messo in scena, quindi, la realtà di questo mondo criticando il modo in cui la gente generalmente la vive con un'azione ben precisa: per tutta la durata della performance ho bevuto senza interruzioni dei bicchieri di grappa versandomeli da un bottiglione. Mentre lo stordimento e il disgusto per l'alcolico aumentavano (più difficile da sopportare delle frustate di Maria), Sissy, come uno spirito della mia mente, si aggirava e agitava intorno a me. Il suo costume e i suoi gesti erano quanto mai ideali. Assomigliava a un mammutones o a un krampus.
E' stato intessante agli studio visit di banchina molini, venerdì scorso prima della nostra esibizione, trovare in un dipinto di una ragazza originaria della Romania delle figure abbigliate come dei krampus che ci ha spiegato essere invece del folklore del suo Paese.
Ora Michele è in viaggio con i Jiku55 per prendere parte ad alcune date in Slovenia, mentre io sto preparando "L'ultima performance di Kriptoscopia" con un po' di difficoltà perché mi si è rotto il computer... Comunque, l'artista Michele Tajariol mi ha fornito una scultura indossabile per l'iniziato del rituale, che sarà lo scrittore Emanuele Franz in relazione, nella scena, con Maria; all'artista Matteo Vettorello, che vorrebbe prendervi parte, ho proposto di allestire le sue installazioni per la scenografia, mentre a Lenny una parte abbastanza importante e difficile: introdurre il pubblico nel luogo della cerimonia.
Quando penso a queste messe in scena e alla regia per renderle concrete faccio difficoltà ad accostarle alla proposta solita dell'arte contemporanea, la quale dà l'idea di essere caratterizzata da un aspetto di impeccabilità. Quando si va ad una mostra, si vede sempre il meglio dell'artista, anche nel senso dell'aspetto dell'opera d'arte in esposizione: il materiale, il formato, la pulizia... come se dovesse e potesse durare per sempre. E invece l'arte è una cosa viva e quindi è fatta di pezzi che si rompono che vengono male, brutti o storti: in una galleria trovi oggetti impeccabili come se fossero piuttosto dei prototipi o dei campioni. Io preferisco ricercare la peccabilità. Addirittura, facendo arte ci si fa male, fisicamente, mentalmente, finanziariamente... e lo so così bene che mi sono rotto i coglioni di leggere sulle riviste d'arte le recensioni delle mostre o di visite agli studi degli artisti in chiave patinata e frizzantina, perché è falsa: se l'arte è viva, ha anche i colpi bassi cioè la parte delle esperienze, della vita... pure la normalità, la noia e l'assenza di emozioni... Se no, è come se davanti a un'opera d'arte avessi la certezza che quel lavoro è stato fatto in quel modo e non potesse avere alcuna variante o alternativa. Non voglio essere frainteso, non è che chiedo che tutti gli artisti presentino i loro lavori con qualche difetto (come tendo a fare io, appunto), tipo una sbucciatura della tela, una botta su un angolo, il quadro senza cornice o la polvere sulle installazioni... è giusto che l'autore cerchi di fare del suo meglio: io sono contrariato dal modo in cui viene raccontato, trasmesso attraverso le riviste ecc... Gli addetti ai lavori dovrebbero tenere nella loro rivista uno spazio dedicato alla cronaca nera di quanto succede nell'arte, nella sua produzione, altrimenti gli artisti vengono scambiati per dei semidei che non sbagliano mai... che quello che realizzano è sacro e quindi distante dalla realtà. Una cronaca nera che racconta quando le cose vanno male, ovvero la quotidianità, ad esempio: un artista che tenta di fare una cosa e fallisce, quell'altro che aspira a  un obiettivo e manca il colpo, il performer che in un'azione si spacca la gamba, il vernissage in cui non si presenta nessuno, il giovane artista che senza soldi s'inventa di fare una mostra sul suo cellulare, critiche negative, prese in giro, la lista di chi ai concorsi non vince... Insomma, una rivista che possa interessare anche a noi artisti, perché sapere cosa pensa quell'artista di un argomento o venire informato di come sono collocate le opere in una esposizione... a cosa dovrebbero tornarmi utili? E' solo gossip...

Mi stago come che son.

Nessun commento:

Posta un commento