Qualche giorno fa ho riallacciato la mia amicizia con lo scrittore afgano Fawad e Raufi grazie alla coincidenza di ritrovarci ad abitare abbastanza vicini. Abbiamo parlato a lungo della situazione attuale del suo paese d'origine viste le notizie allarmati che da là arrivano; e oggi leggo i suoi libri proprio in questo particolare momento dell'Afghanistan.
I due libri che ha pubblicato parlano proprio degli anni che ha trascorso in Afghanistan e della sua fuga di più di mille chilometri quando ha deciso di allontanarsi dalla guerra. Così, la coincidenza mi ha regalato questa profonda immersione nella realtà afgana attraverso questi intensi romanzi biografici, mentre sto anche assistendo in diretta all'evolversi della situazione di quello che potrebbe essere un nuovo e drammatico capitolo di questa storia. O meglio, sembra di vedere nei notiziari la concretizzazione di eventi scritti nei racconti d'infanzia di Fawad. Anche se dovrebbe essere fantascienza, è come se invece si stesse viaggiando nel tempo vedendo in diretta tv scene che potrebbero essere di tanti anni fa. Né tantomeno si tratta di una qualche capacità di preveggenza che ha Fawad...
Il fenomeno eccezionale in questione è in realtà come se il tempo, in quel paese, non scorresse, rimanesse immobile. Civili che fuggono per gli stessi motivi per cui sarebbero potuto fuggire decenni fa, e soffrire, sconvolgersi, morire. Vedremo le stesse scene anche nei notiziari del 2041?
Vi dico cosa mi fa pensare tutto ciò. Viviamo tutti nello stesso posto, la terra, ma non viviamo nello stesso tempo. Incontrandosi, due sconosciuti, sarebbe più utile che si domandassero "da quando vieni?", piuttosto che "da dove vieni?"; perché ci sono regioni che rispetto ad altre sembrano ferme nel tempo o progredire con diversa velocità. Paesi futuristici affiancati da altri congelati al momento che pare il massimo sviluppo che potrebbero mai raggiungere... Con questo, non voglio affermare che è meglio un tipo di società che un'altra, ma mettere in evidenza che deve esserci qualcosa che permette una spinta, e qualcos'altro che invece la ostacolerebbe. E questa cosa è la coscienza, la quale cambia non per motivi di etnia, religione, economia o cultura, ma per le esperienze che l’individuo può fare... Come se le persone avessero bisogno di pensieri, istruzione, virtù, bellezza, arte, esperienze costruttive... per alimentare la propria coscienza. Quello che si ha attorno va effettivamente a condizionare il proprio interno... Dobbiamo assolutamente destarci per non subire che la nostra coscienza riceva una cattiva "alimentazione"! In tal modo potremo intercettare solo quello che personalmente sia costruttivo, e, facendo così, questo può essere a sua volta una buona "alimentazione" per chi ci sta vicino con un'influenza positiva che a poco a poco si diffonderà. Sono convinto che partendo da sé, anche il singolo individuo può innestare un processo di beneficio e pace a tutto il mondo. Sono concordanze come queste, che regoleranno tutti i paesi a un unico orologio ideale per tutti.
info: https://www.facebook.com/FawadeRaufi/