04/10/15


Il progetto fotografico realizzato a Londra, nel corso del mio primo soggiorno in questa città, qualche anno fa, dopo molte mostre e apprezzamenti, viene esposto per la prima volta... a Londra.
Per l'occasione, nuove stampe su carta da parati/a.

http://us8.campaign-archive2.com/?u=0dc444cd2889571123eb6185e&id=8d7e4ad06d

17/05/15

Mi sono trasferito a Londra, abito in un piccolo studio e voglio trovare un lavoro. Ho portato con me delle piccole foto e video (quello che poteva stare in valigia). Oggi finalmente esco a vedere un po' di mostre.

04/05/15


Ieri si è inaugurata la mostra che ho fatto con Manuel e Eva: "Solo, in due". E' stato molto bello seguire la sensibilità e le intuizioni della curatrice per decidere e preparare l'allestimento.
Una delle cose che mi hanno rasserenato è che durante l'opening nessuno ha parlato dei miei lavori tirando fuori osservazioni sulla nostalgia, cosa che capita di frequente poiché uso fotografie provenienti dal passato. Non posso aver scelto quelle foto per nostalgia, visto che raffigurano un mondo che non ho mai vissuto... Quello che io faccio, piuttosto, è realizzare composizioni su oggetti di altre persone - e che solo per mia ricerca personale, questi oggetti sono principalmente delle foto. Precisamente, sono foto di persone che, in quasi tutti i casi, sono morte e di scene di un vissuto che non si riproporrà più in quel modo. Non solo non sono lavori fotografici per il fatto che non sono tratti da foto scattate da me, ma perché sono realizzati al fine di far emergere i miei pensieri sulla vita, la realtà e il modo di percepirla, l'ascesi. E la chiave di lettura è proprio la morte, per il motivo spiegato più sopra.
I miei lavori vengono costruiti con un'attenzione nella composizione, così da far sovrastare un aspetto decorativo, il quale però ha funzione di confondere che alla base c'è una rappresentazione di qualcosa di morto. Voglio che quelle mie immagini siano come una scatola cinese che nasconda la morte sotto una decorazione, anche piacevole; immagino quindi che per via di quest'ultima, un mio quadro venga appeso in casa dal collezionista senza che si possa decifrare la carica di oscuro e morte che vuole mettere in scena...
Credo che se si può trovare un modo per narrare la morte, allora puoi comandare anche la vita. ("narrare" perché adopero scene realmente accadute poiché provengono da foto) Creare una nuova storia, parallela a quella che si è convinti\ci convincono di animare.



19/04/15


L'opera d'arte deve dare allo spettatore - l'utilizzatore - la sensazione di stare di fronte ad un'immagine che possa essere presente nelle sue esperienze passate, nei suoi ricordi quindi. Non deve fondamentalmente documentare o suscitare qualcosa del passato ma esemplificare qualcosa che possa, in modo plausibile, esserci stato nel passato. E la sensazione, allo stesso momento, di un qualcosa di visto per la prima volta. In altre parole, dovrà poi resistere nella memoria del pubblico come un'esperienza vissuta e quindi che possa venire ripescata o citata (ricordata - anche inconsciamente) durante un'esperienza nuova, che capiterà nel futuro per poter decodificare quanto si sta vivendo.
Come a dire che lo spettatore deve riconoscersi o riconoscere qualcosa nell'opera d'arte e allo stesso tempo vi deve trovare altro che non ha mai vissuto (o visto, se si parla di arte visiva) ma a cui egli tornerà (con la mente, con le sensazioni, emozioni...) durante una qualche esperienza successiva. Deve creare, l'arte, dei futuri deja-vu; si faccia, per capire, il paragone di quando si entra in un centro storico e si ritrova la connessione (citazione) di altri antichi borghi visitati precedentemente anche se non si può sempre ricordare quali, quando e dove...
Come se fosse qualcosa che si innesta nei ricordi, che fa parte di noi ma non ne abbiamo avuto veramente esperienza. Forse, come se in realtà l'opera d'arte, seppure inedita, quando la si vede, fosse già stata goduta in un'altra occasione. Senza questa sorta di transfert, non sarebbe arte ma solo un bel lavoro.
Si dovrebbe tener conto che l'opera d'arte, e qui intendo proprio il prodotto finale (l'oggetto) deve essere considerata (perlomeno dall'artista che la intende realizzare), non come una materia inanimata ma come una persona. E come tutte le persone, anche l'opera d'arte ha le sue aspirazioni, imitazioni, emozioni, sensazioni e, specialmente, maschere. Queste sono le più immediate e necessarie da individuare perché a volte le opere d'arte sono identificabili in gruppi, in stereotipi, in comunità... Cercano di fare parte di gruppi per aumentare la forza personale o essere riconoscibili; apparire diversamente.
Togliere la maschera di un'opera d'arte, ad esempio, è un modo per permettere qualcosa che possa sorprendere.

12/04/15


Oggi andrò a prendere parte alle riprese del video per una canzone del gruppo di miei amici "Cosmic Bloom": http://www.cosmicbloomband.com/
Vacanza, quindi: sarò una comparsa che deve fare festa.

10/04/15


In questo periodo sto progettando una mostra da realizzare in dialogo con Manuel. I nostri lavori dovranno inserirsi negli spazi di un supermercato chiuso che ora viene utilizzato per eventi di questo genere. La mostra dovrà inserirsi nell'arco di tempo dei dieci giorni in cui sarò qui a Pordenone, di ritorno da Londra. Si sta sempre più delineando il mio trasferimento in uk: parto fra dieci giorni.
L'idea della mostra si regge proprio sulle sensazioni dovute al nostro vagabondare per realizzare arte. Per mendicarla.

05/04/15


Ho inaugurato all'Europalace, un hotel quattro stelle di Monfalcone, una nuova mostra. Titolo: Parata. E' una galleria di miei lavori che ho immaginato stampati su carta da parati, arredamento che pensavo proprio per l'albergo e che intendo proporre ad aziende precise. Ho esposto dei nuovi lavori appositamente stampati su carta da parati, uno di essi è lungo quasi quattro metri per poter riempire una parete del bar dell'hotel. Le immagini provengono da una pellicola che ho realizzato a Londra, durante il mio primo soggiorno in quella città, qualche anno fa. Questo lavoro l'ho scelto anche perché questa mostra è stato un saluto agli amici in vista di un mio trasferimento a Londra.
Contemporaneamente, alcuni lavori sono esposti pure nella collettiva della fondazione Caraian al museo Revoltella di Trieste. La giuria che ha selezionato i lavori mi ha assegnato anche un premio.
Ora mi sto dedicando attentamente al mio spostamento in uk.



23/03/15


Per caso, l'aver trascorso il weekend a Londra - sto per trasferirmi - mi ha spinto a riflettere sulle varie forme di vita che la fotografia può avere quando è riprodotta, quando è presente esclusivamente in internet o su un supporto digitale, quando si differenzia diventando prodotto artistico e su quanto l'immaginario dell'artista possa venire aiutato dalle nuove tecnologie. Infine, quanto internet possa amplificare o seppellire queste opportunità.
Il caso è stato ricordarmi che ho una montagna di foto che non ho ancora visto o utilizzato di Londra e che risalgono al mio precedente viaggio, quattro anni fa; inoltre, questa volta non ho scattato neanche una foto; infine, alle persone che mi avevano chiesto di scattare per loro una foto di Londra, a mo' di souvenir, e mandargliela poi via mail, ho spedito una di quelle foto mai utilizzate, di anni fa, cambiando la data di creazione del file. A parte questa esperienza spicciola, in questo periodo sto preparando una mostra, che forse farò all'Europalace hotel di Monfalcone, utilizzando degli scatti che avevo fatto a Londra in quel viaggio di quattro anni fa (con una modalità e una pellicola del tutto particolari) e che ho rielaborato a più riprese nel corso degli anni così che più che testimoniare l'esperimento londinese o quel mio soggiorno, testimoniano il mio procedere nel percorso di rielaborazione manuale e digitale delle pellicole successivo a quel viaggio.
Ma in tutto questo barcamenarsi nella fotografia, in questa libertà personale e aperta a tutti (e specialmente accessibile, all'occorrenza), si palesano, permangono le basi della fotografia?, ovvero i principi che ne determinano l'essenza, la base e che ne hanno fatto la storia.
In pratica, la fotografia esiste ancora o quella che abbiamo a disposizione attualmente ne è un surrogato?, può darsi, cioè, che non sia più tanto un mezzo per comunicare ma il messaggio vero e proprio che viene comunicato. Da intendersi come se la fotografia fosse una struttura di simboli che viene ereditata da generazione in generazione (di fotografi e di tecnologia per fotografare) di cui si ha solo la parvenza del significato che aveva all'inizio e che oggi è stata in realtà sostituita da qualcos'altro. Come gli elementi estetici dei greci che venivano ripetuti dai romani senza che questi ne riconoscessero il significato profondo.

20/02/15

Dear Enzo Comin,


Thank you for applying for the Ansel Adams Research Fellowship to further your photographic projects.

The committee enjoyed reading your proposal and appreciates the thoughtfulness and effort that so clearly went into drafting it. Despite the merits, your project was not awarded a fellowship. This year it was particularly hard for the Committee to make its decision given a record number of applicants.

All of the committee members wish you the best of luck with your research.


Sincerely,

Leslie Squyres

Leslie Squyres
Director of the Volkerding Center for Research & Academic Programs
Center for Creative Photography
University of Arizona
1030 N. Olive Road
P.O. Box 210103
Tucson, AZ 85721-0103
520-621-6273