Negli ultimi giorni sono rimasto
bloccato, malato, e così ho avuto un po' più di tempo per pensare. Ho pensato
alla bellezza, e guardando ai miei lavori, ho cercato di capire se mi piacciono,
se genericamente piacciono. Sono convinto che possono piacere per qualcosa che
suscitano nell'osservatore oppure per la loro curiosità, particolarità,
mistero... Di certo, non sono belli, perché la bellezza sta dove si respira
un'atmosfera di completezza. Non è semplicemente "ordine" ma sapere o
percepire che gli elementi che compongono quell’atmosfera siano al posto in cui
dovrebbero essere, misurati, adatti, che siano giusti. Che vengono aggiustati
da tutto il resto o lo aggiustino.
In un'immagine invece che non è
integra, ma parziale o imperfetta (come nei miei lavori), non dico che non la
posso trovare la bellezza, ma che non vi è possibile riconoscerla all'istante.
Non offre l'armonia, l'interezza, alla quale si associa la bellezza.
Sono convinto che quando lavoro
ad un’immagine forse non sto pensando in primo luogo alla bellezza, ma
piuttosto alla correttezza. Come a dire che la composizione abbia una legge,
seguendo la quale si siano arrangiate quelle forme e se ne possa giustificare
la presenza. Spesso, le stesse leggi non sono tramandate da lavoro a lavoro, e
per ognuno c'è una loro variante, una costituzione a sé secondo il background
dell'immagine.
Quand'ero bambino, il gioco che
facevo più insistentemente era disegnare cartine geografiche di mondi che non
esistono. Vi inventavo la struttura fisica, la divisione politica, la
distribuzione delle città e della popolazione a seconda di un ipotetico
sviluppo storico ed economico, infine i nomi per ogni località a seconda della
lingua parlata che improvvisavo. Lo stesso, immaginando una sorta di zoom,
disegnavo la mappa stradale e la toponomastica delle città. Ecco, credo che sia
questo il mio modello.
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