27/04/21

Non guardare il ponte

 


Non concentrarti sul ponte perché, benché sia molto bello e sorprendente, il suo scopo è solo quello di portarti dall’altra parte. Se esso esiste e ti si presenta davanti vuol dire semplicemente che il versante sul quale stai ora può essere attraversato passando sul ponte e giungendo così oltre. Se ci si fermasse invece sul ponte, lo staremmo utilizzando in maniera scorretta, ti pare?

Il ponte è come ogni cosa ci capita nella vita, positiva, negativa o indecifrabile oppure le conoscenze e le esperienze che riteniamo che ci possono migliorare. Tutto deve quindi essere vissuto per passare oltre, non nel senso di voltare le spalle ma un procedere, un progredire. 

Tutto quello che abbiamo vissuto ci ha condotti davanti a quel ponte, e lo scopo di un ponte è transitare da un versante al successivo. Se incontriamo quel ponte è proprio perché abbiamo questa opportunità, perché perderla? Eppure, è come se si volesse mancare la possibilità di andare più avanti, progredire, quando si vuole evitare di vivere certe esperienze oppure quando giudichiamo quel che ci capita come insormontabile, insuperabile… sarebbe come rimanere lì senza muovere un passo. Puoi riconoscere una cosa simile nella tua vita? Al di là della metafora del ponte, ti sembra che a volte ci si soffermi su alcuni eventi come se non si potesse più muoversi da lì?

Sicuramente, mi si può rispondere che alcune esperienze nella vita sono così dure che è come se non si potesse affrontarle o che dovessero persistere, oppure che uno può ottenere un successo tale da non volersene assolutamente allontanare. Però, se si legge che ogni cosa è in realtà un ponte, allora deve per forza portarci da qualche altra parte, indipendentemente da come siamo diventati durante il tragitto.

E se si passa poi oltre, si è di certo più vicini alla meta. 

23/04/21

CREATORI RESPONSABILI

Nel libro che ho scritto, il Vangelo Pratico, si legge che la realtà è il riflesso di quanto viviamo: il mondo esterno risulta dal mondo interno. Quest’ultimo anno, abbiamo tutti vissuti un’esperienza radicale che difficilmente non potremmo che considerare come negativa, anzi nefasta. 

Ma allora, dovremmo pensare l’essere umano come l’artefice del male in questo mondo? Dovremmo forse vedere che siamo noi stessi a volerci danneggiare?

L’esteriorità è immagine dell’interiorità per il fatto che essa è il prodotto della nostra creazione, proprio come artista non posso che affermare che quello che creo nel mio atelier è comunque sempre a mia immagine… Teniamo conto che innanzitutto siamo creatori, mentre il sentirci in colpa o vittime a seguito delle avversità che ci capitano è invece un giudicarsi degli ospiti in questa realtà, dei semplici passeggeri che non hanno responsabilità.

Praticare il Vangelo accompagna la propria sensibilità a percepirsi parte dell’intero creato, dell’universo: non come ospiti ma come componenti uniti al punto che interiorità e esteriorità combaciano, si sovrappongono. 

Piuttosto che perdere fiducia, reagiamo con fiducia: che cosa la nostra parte più profonda vuole dirci attraverso questa esperienza? Nel corso del 2021, pare che riscontreremo che il virus perderà sempre più terreno: è il momento perfetto, ora che ci si tranquillizzerà maggiormente, per farsi questa domanda. La quale, in termini diretti si può esprimere in un ricercare il come può essere sorta una situazione simile e come fare perché non si ripeta. Questo è un rispondere in modo attivo, da protagonisti, da esseri presenti consapevoli del proprio ruolo nel mondo e, specialmente, del proprio potere.

Per ora, in questi primi mesi, sembra invece che quello che si è imparato è che deve essere tutelata e nuovamente stimolata la crescita economica.



07/04/21

Praticare il Vangelo alla scoperta di un tesoro

Fin da quando ho memoria, il mio più vero desiderio era di vivere costantemente alla ricerca di un tesoro. Senza rendermene conto, vedo oggi che la mia vita è stata così e il tesoro è talmente totale e completo che non mi manca nulla... 

anche se non avessi nulla.