VANGELO PRATICO

dalla Presentazione del VANGELO PRATICO

Il Vangelo può essere praticato. Una persona curiosa di viaggi può sfogliare e rimanere affascinata dalle foto di un libro dedicato a una località lussureggiante, oppure può anche intraprendere un viaggio in quei luoghi. Sicuramente, tutti concorderemo con la sensatezza di affermare che il viaggio sia la naturale conseguenza della precedente curiosità, eppure esso non potrebbe avere luogo se la persona del nostro esempio non sapesse che… può partire. Altri sono addirittura convinti che il viaggio, seppure fantasticato, sia impossibile, o addirittura che quella stessa località sia solo un’idea romanzata da qualcuno in un lontano passato. Ecco, queste incognite, queste esitazioni sono senza senso: quella località è reale e raggiungibile, altrimenti non esisterebbe quel libro. Né i testimoni che l’hanno vissuta direttamente.
Nel nostro esempio, il viaggio sta per il Vangelo e la persona incuriosita è colui che si fa delle domande, che sperimenta un interesse nel conoscere oltre la superficie, ama l’avventura e senza sapere cosa nasconde a fondo la sua sete di libertà. Il libro che hai in mano è la prova che il viaggio per conoscere Dio, la realtà oltre le cose percepibili, la realizzazione personale, la consapevolezza è possibile e permesso. Ciò è attuabile tramite un percorso che prevede un progresso e io lo propongo attraverso il Vangelo cristiano; ho riscontrato nel Vangelo un’indicazione che va al succo dell’impresa, ma questa è stata realizzabile solo dopo aver studiato e avvicinato altre religioni, altre pratiche e filosofie. In queste vi trovavo spesso del materiale molto utile per la consapevolezza di sé, inoltre mi faceva cogliere con maggior pienezza la parola di Gesù.
Con ciò, non voglio dire che non esistano differenze fra le varie culture del mondo (in ogni religione, si riscontra la bellezza della fede), semmai che mi impressionava quanto poco ero stato davvero introdotto al Vangelo.
Nel Vangelo, infine, ho trovato la guida giusta che ora qui sviluppo; e lo faccio innanzitutto perché la mia famiglia, la mia tradizione, la mia nazione sono affiancate a un ambito cristiano. […] Per giunta, ho impiegato 15 anni di viaggi e studi per scoprire che avrei potuto trovare tutto quello che stavo cercando, direttamente nel Vangelo, che avevo sempre avuto a disposizione […].
Fin dalla nascita, in un paese come l’Italia, la maggior parte di noi è a contatto con l’educazione e la religione cristiana, senza avere ben chiaro il cosa farci quando si giunge a scegliere autonomamente per la propria vita; lo stesso vale per il Vangelo. Ebbene, il Vangelo è qualcosa che si può fare, che si può adoperare anche in modo pratico per avere dei segni e per poter raggiungere un livello più sereno e pieno della propria esistenza; e così qui lo tratto.
Se rimaniamo nell’esempio iniziale, il Vangelo può idealmente essere visto come un percorso da intraprendere, anziché come qualcosa di statico. Gesù era costantemente in viaggio; in questo libro troverai delle tappe significative, estrapolate proprio dal Vangelo, che mostrano un percorso di ascesa. […] Questo libro, tuttavia, non è la ricetta, la formula, ma mostra un sistema, che io ho seguito e che non deve essere un insegnamento: al massimo, un esempio. A te sarà forse capitato differentemente e potrebbe capitare altro. Infatti, è qualche cosa che io riferisco non perché lo so, ma perché l’ho vissuto: prova e poi anche tu credi solo a quello di cui hai fatto esperienza. [...]
Ci sono molti aspetti della realtà, sia visibili che invisibili, di cui non si può avere un rilevamento diretto. Bisogna crederci senza provare, eppure qui si intende di crederci soltanto quando si è fatto un tentativo o, almeno all’inizio, una riflessione e se ne è ottenibile o no l’evidenza. Si può pertanto credere anche a qualcosa di non percepibile, ma solo dopo averne cercato un riscontro si ha la conferma… che non sono possibili delle conferme. Chi si trova in casa il Vangelo è solitamente una persona che fin dall’infanzia è stata educata alla religione [...] solo attraverso una dottrina che induce a credervi a priori. È pari a un credere senza aver assaporato: la parola sapere e sapore hanno la stessa origine, chi sa è colui che ha provato fino a sentire il gusto. […] Questa osservazione non vuole essere una critica all’educazione nella nostra società, anzi è indispensabile che agli inizi si venga preparati in misura della capacità di chi, appunto, è appena al primo passo. Prevalentemente, l’educazione si basa sul far apprendere nozioni, e difatti la parte intellettuale per conoscere Dio ha una notevole importanza, specie in principio. Dopodiché, la persona che si trova in mano il Vangelo non sa cos’altro farci, come applicare questa preparazione, al punto da arrivare a convincersi che ci siano solo quelle basiche lezioni cristiane e che non sia suggerito un ulteriore progresso. Sarebbe come se un fanciullo ricevesse nelle scuole dell’obbligo le nozioni riguardanti il mistero dell’universo e contemporaneamente la certezza che non potrà mai approfondire l’argomento, solo credere a quel che gli è stato detto e che ha letto nei testi. Invece, egli potrà accedere a un livello successivo: la facoltà di astronomia, le osservazioni con il telescopio, le indagini codificate in calcoli matematici, i test spaziali e, chissà, forse anche l’esperienza come astronauta. Altrimenti, vivrà considerando tutto ciò un’inutile utopia e la conoscenza (la dottrina) una perdita di tempo o, peggio, una presa in giro.
Chi vive con un simile principio, vive nella certezza che è impossibile che una persona possa essere come Cristo e che nulla di questo mondo è adattabile al Vangelo. È una persona che sicuramente non ha mai sperimentato tale affermazione, ma altresì ha percorso solo un singolo sentiero. Lo so perché una volta io ero così.
Tu prova quanto scritto nel Vangelo, e che qui io ripeto, e poi deciderai se per te funziona; [...] Il paradosso è che se non si tenta neppure di aprire un poco gli occhi, come si può scoprire cosa abbiamo di fronte?
Si sta allora affermando che è indispensabile condurre un’esistenza che sia impegnata nella ricerca della verità, vivere senza avere tentato la consapevolezza equivale a non vivere appieno l’esperienza come essere umano.
Gesù non spiega nel dettaglio chi è Dio, com’è fatto, da dove viene… perché è impossibile: con Dio si può avere esclusivamente un rapporto e ogni rapporto è differente. Gesù ha mostrato un esempio da seguire, noi possiamo replicarlo e trovare così il nostro personale rapporto con Dio, l’Universo e noi stessi. È dal Suo esempio che ho tratto i punti da seguire per praticare il Vangelo:
1. Consapevolezza
2. Compassione
3. Fede
4. Beatitudine
È necessario che chiunque abbia raggiunto la fede in Dio divulghi la propria esperienza e che lo faccia riportando solo i fatti che ha veramente vissuto e le scoperte apprese in modo diretto.
[...] Praticando il Vangelo, l’individuo ne è influenzato in ogni dettaglio della sua vita e così lo diffonde anche nella routine quotidiana.
Agendo diversamente, allora è come se la Bibbia e la biografia dei santi fossero considerate alla stregua di miti, che raccontano episodi al limite dell’incredibile o sospettosamente inventati e così vengano dai destinatari ignorati oppure adorati come vuole il costume. Cristo non cercava questo e i santi potrebbero essere degli utili maestri a cui ispirarsi; invece, considerati dei miti, vengono allontanati dalla realtà concreta e definiti irraggiungibili. Il Vangelo, la beatitudine, la felicità: qualcosa di mitico, appunto.
Sono oltremodo convinto che la storia ci insegna che l’uomo è sempre più maturo e preparato ad accogliere il Vangelo. E inoltre, ha sempre più tempo a disposizione per sé e facilità nell'ottenere informazioni grazie alla tecnologia e alla libertà di farsi domande. Farsi domande è lo stimolo per mezzo del quale si può crescere al punto da vedere che il Vangelo non è solo per adorare Cristo, ma è fatto anche per diventare Cristo.
Cristo non è venuto a dirci che non potremo essere come lui, ma che siamo tutti figli di Dio. Ognuno, nella sua misura, può arrivare a un qualche punto di questo viaggio di conoscenza di Dio, l’importante è praticarlo; non ci si può permettere di rinunciarvi giustificandosi che è difficile. Nulla di ciò che si desidera è difficile e infatti questo viaggio è attuabile solo se si ha il desiderio di conoscere Dio e di intraprendere un’avventura imprevedibile. Altrimenti, si può anche rinunciare perché lo si giudica difficoltoso, però solo se con onestà si ammette che il “difficile” è la propria “religione”.

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