Una seconda parte a Vangelo Pratico è necessaria per così poter umilmente parlare di un ulteriore sviluppo che di nuovo viene trasmesso guardando al Vangelo. Pertanto, la si consiglia di leggere successivamente alla prima, Vangelo Pratico, la quale ha anche avuto funzione di preparazione alla presente.
Il precedente trattato, infatti, aveva sì delle finalità espresse e chiare, ma anche altre non rivelate al lettore. Le prime, come viene spiegato attraverso tutti i suoi capitoli, intendono ricordare al lettore che tutto, nell’universo, è un’unica sostanza; far riemergere, grazie alla traccia delle Sacre Scritture e all’osservazione del quotidiano, che qualcosa di infinitamente più grande dell’uomo esiste ed è in costante connessione con lui. Da qui, il far chiarezza su come considerare la realtà che si vive anzitutto non come verità oggettiva ma come sequenza di esperienze che verrebbero proposte dalla vita proprio per far accorgere l’uomo della sua natura libera e sconfinata. Unita al tutto.
Il percorso del primo libro, Vangelo Pratico, quindi, intende segnalare una libertà dal condizionamento da ogni cosa che capiti nella vita personale e così facilitare un’esistenza caratterizzata dalla felicità e dalla soddisfazione: attraverso, appunto, la pratica del Vangelo. Cos’altro ci potrebbe essere da aggiungere?
In effetti, se si accetta di vivere una vita carica di doni e così che apporti felicità e realizzazione, non dovrebbero sussistere incertezze tali dal voler ricercare dell’altro ancora oppure qualcosa di differente. Le intuizioni apprese tramite il Vangelo Pratico, o comunque le informazioni in esso contenute, non sono da processare ulteriormente, ma da utilizzare come punto di partenza per un viaggio maggiormente profondo.
La finalità del primo libro non direttamente palesata è giustappunto il preparare il lettore, per mezzo di tutte le riflessioni evidenziate, a quelle che verranno introdotte in questo nuovo testo. Non potrebbe essere facilmente adoperabile il libro IL GIORNO DELLA SALVEZZA senza che prima non ci fosse stato il precedente a sviluppare i concetti atti a portare alla luce delle intuizioni più complesse e meno prevedibili. Il lettore stesso, proprio grazie alla lettura del primo libro, troverà un beneficio dal modo in cui i temi sono stati là sviscerati quando si metterà alla prova in questo nuovo percorso. Nuovamente, si tratta di un viaggio che utilizza il Vangelo come base (e senza per forza chiudersi in esso).
Tenendo conto dell’intenso studio del primo libro, com’è possibile scrivere ancora sul Vangelo? Il Vangelo non esaurisce il Vangelo, innanzitutto; lo stesso Gesù lo fa sospettare. Questo si evincerebbe quando gli Apostoli chiedono spiegazioni ai discorsi che il Maestro fa alla gente. Egli precisa che c’è una diversità nello spiegare: alle persone attraverso parabole, mentre agli Apostoli evidentemente in modo più chiaro e ampio. Non è che la gente avesse una capacità di comprensione inferiore rispetto agli Apostoli, ma è probabilmente differente il ricevere l’insegnamento con costanza e insistenza rispetto a una modalità casuale ed episodica.
Agli Apostoli veniva riservato un passaggio di informazioni che solo in pochissima parte ci è arrivato con il Vangelo. Infatti, nella cronaca di Gesù si legge principalmente di discorsi ed esperienze che Egli ha con la gente qualsiasi, piuttosto di quando è appartato con i suoi discepoli. In altre parole, agli insegnamenti più approfonditi non abbiamo un diretto accesso e se ne rimane parzialmente all’oscuro. Addirittura, come precisato dagli evangelisti, Gesù spiega loro che alle altre persone (non agli Apostoli) Egli parla in modo non immediatamente chiaro, così che la comprensione non sia diretta. Gesù per primo si preoccupava che “l’uomo della strada” non avesse una visione cristallina del messaggio.
Ovviamente, questo non significa che Cristo facesse delle discriminazioni. Egli sapeva che, a differenza dei discepoli che erano con lui continuamente, gli altri, anche se avessero saputo la verità definitiva, non avrebbero creduto. Pure temeva che si spargesse la notizia delle Sue capacità di guaritore per evitare che Lo considerassero, Lo ascoltassero e Lo seguissero solo a motivo di quelle.
Uno può rivelare la verità “Dio è dentro di te, e grazie a questa unione nulla ti è impossibile”, ma l’uomo è talmente condizionato da quello che vive da credere più al suo esterno che al suo interno, dal materiale che dal trascendente. E così, anche se la verità venisse compresa, non viene poi vissuta. Pertanto, la vita propone una sequela di eventi (anche esperienze che personalmente si possono giudicare negative o senza importanza) al fine di permettere certi insegnamenti o avere certe intuizioni e così infine giungere alla verità che gli era già stata rivelata, in realtà, all’inizio del viaggio. Allo stesso modo, Gesù crea degli ostacoli nella trasmissione della “Buona Novella” per evitare il rischio che non venga neppure accettata. Ecco perché il Vangelo viene definito (si veda l’ultima parte del Vangelo Pratico) come punto di partenza e non come punto di arrivo.
Nel parafrasare il Nuovo Testamento, anche noi ci siamo ritrovati inconsapevolmente a creare le condizioni grazie alle quali per prima cosa si potesse afferrare il livello principale di comprensione. Dopo che uno ha affrontato il primo libro, infatti, potrà esplorare questo nuovo. Il quale gli apparirà ovviamente ricco di novità, come di esagerazioni per chi non ha letto il precedente volume.
Di conseguenza, si potranno riscontrare in questo libro delle contraddizioni o degli scostamenti con il precedente. Ciò non vuol dire che i due lavori sono scollegati o l’autore è impreciso. Si tratta, semmai, di una differenza nell’esporre taluni argomenti. Come già giustificato, il primo libro è stato un fare in modo che chiunque potesse introdursi a una tematica di spiritualità, pertanto si è usufruito di un lessico che potesse essere da tutti comprensibile. Non si tratta di una mancanza di rispetto, e neppure di un prendere in giro il lettore. Si è dovuto ricorrere a un linguaggio il più adatto possibile per rendere trasmissibili certe idee, facilitarne l’intendimento e mantenere fluido il procedere del viaggio.
Difatti, si ribadisce, qui non si impone alcuna religione, né si insegna un credo ma si affronta per prima cosa come portare la propria coscienza alla più ampia libertà, in un diretto contatto con l’infinito. Con questo nuovo libro, ci interessiamo a far fluire ancor più questa coscienza.
Allora, facciamo la scoperta che Gesù non ci ha interdetto gli ammaestramenti più alti, i quali erano stati riservati ai discepoli e, forse, persi o limitati nell’evolversi della Storia. Questi sono ancora accessibili a tutti, sono insegnamenti che esistono sotto i nostri occhi, negli stessi Vangeli. Infatti, ora che abbiamo fatto il primo salto, come sviscerato nella pratica del Vangelo (vedi il Vangelo Pratico), il Vangelo segreto è raggiungibile. Attraverso la pratica del Vangelo, è come se si diventasse più sintonizzati verso le intuizioni e da quelle riuscire a rileggere in modo più profondo il Vangelo stesso. La parola del Cristo si apre come uno scrigno e mostra dell’altro ancora, come se si fosse imparata una nuova lingua; qualcosa di ancor più inerente all’infinito.
In verità, non sono io ad aver acquisito una capacità in più, una sorta di prodigiosa abilità. No, è tutto in quell’arrendersi a qualcosa di infinitamente più grande di noi. Questo favorisce anche la limpidità di fronte a ogni cosa, anche alla necessità di capire le cose stesse. Più si pensa che siamo noi a comprendere maggiormente quanto ci circonda, e meno permettiamo alle intuizioni di attraversarci.
In IL GIORNO DELLA SALVEZZA, il lettore verrà accompagnato verso punti di vista divergenti dal consueto, forse anche dal senso comune. Ma si invita a non cercare in questo libro le conferme di quel che già si sa; le stesse conferme che uno crede di aver conquistato grazie al libro precedente, in questo verranno sorpassate.
Ci sono anime che si incarnano per vivere una vita in cui sono condizionate da ogni cosa, altre si incarnano per mostrare alle prime che il condizionamento è solo un’illusione. Condizionamento che è stato creato proprio per far accorgere che è un’illusione che serve solo a questa funzione. Si smette così di credere nel condizionamento e di darsi pensiero per ogni cosa che capita nella vita e si accetta la Verità. Che libera.
Questo libro non può dare delle regole, la formula per ottenere qualcosa, la felicità ad esempio (si avanzerà diversamente dal libro precedente che è innanzitutto descrittivo). Perché se l’autore di un libro scrive la propria proposta per essere felici oppure scrive su quella di qualcun altro, lo dovrà comunque fare stando dal proprio punto di vista. E il proprio modo di vedere la realtà è un confine invalicabile se si agisce in tal modo. I lettori, così, non potranno mai ricreare quanto suggerito da quell’autore, appunto perché anch’essi, a loro volta, hanno un distinto modo di percepire e intendere la realtà. Questo è il motivo per cui, a tale scopo, nessun libro finora ha funzionato in modo esaustivo.
Che il precedente nostro volume, quindi, venga considerato fondamentalmente per dismettere l’abitudine ad avere certezze. Mentre il presente propone un percorso che, malgrado le informazioni che vengono utilizzate per renderlo immaginabile al lettore, accompagnerà verso una nuova visione, unica per ciascuno. Essa non può essere qui anticipata perché altrimenti il lettore rimarrà in attesa di rilevarla durante tutta la lettura, invece che addentrarsi senza punti di riferimento. Neppure si può fornire la sicurezza che raggiunta l’ultima pagina egli potrà vedere effettivamente un rinnovamento. Perché è l’avanzare convinti di potersi appoggiare a qualcosa di certo a ogni passo, il motivo che renderebbe tutto un mero cercare di ottenere qualcosa, di soddisfare un desiderio. Anche in ambito evanescente come potrebbe venire definito quello che trattiamo.
Il faro per il nostro viaggio dovrà sempre essere l’ignoto, piuttosto. Così che se dovessimo abbracciare considerazioni e ragionamenti che già conosciamo, avremo la prova di aver imboccato la strada sbagliata. Perché se ci circondiamo, anche in questo processo, di idee e credenze che già abbiamo conosciuto, allora non staremmo per incontrare quanto non siamo mai riusciti a incontrare finora.
Usiamo le conoscenze e l’intelletto per andare oltre le conoscenze e l’intelletto, perché se “sapere cose” ci fa anche soffermare su quelle cose e crederle vere allora non servirebbero ad aprirci a oltre quello che già siamo e sappiamo. La pratica del Vangelo ci stimola la fede, dopodiché, con fede, possiamo rileggere il Vangelo stesso.