13/02/14


Ho passato l'intera giornata con il buon amico Davide, per dargli una mano in uno dei suoi ingaggi come film maker. Principalmente mi sono occupato della scansione di alcune foto, che poi ho sistemato con Photoshop. Mi fa piacere quando posso applicare le mie conoscenze ed esperienze; in effetti, è stato esattamente il lavoro che faccio quasi tutti i giorni, tutto il giorno, per le mie immagini... Siamo stati per l'intero lasso di tempo in una fabbrica, per la quale, appunto, bisogna preparare dei video promozionali e documentativi. E' stato inaspettato il sentirmi estraneo a quell'ambiente: ho sempre preferito definirmi prima di tutto un operaio che un artista, eppure non faccio più parte di quel mondo. Da tener presente che se trovassi un lavoro in fabbrica, farei l'operaio, vista la mia attuale necessità di entrate.
L'aria stessa, non mi era più familiare; nel reparto verniciatura sentivamo un'irritazione ai polmoni, l'abbiamo percepito, non si poteva evitare. Gli operai ne sono abituati, anch'io quand'ero in fabbrica sarò stato abituato a qualche tossicità.
Ci si abitua a tutto, la cotenna dell'uomo è forte, tutto passa; uno può restare in fabbrica tutta la vita, ce la potrebbe fare, seppure quell'ambiente consuma il corpo, ti smangia sia dentro che fuori. Mi prendo la libertà di dire una cosa simile perché l'ho scoperto in prima persona, non l'ho intuito guardando le facce.
Tutto si può tollerare, forse di intollerabile c'è solamente questo; tutto, dopo un po', va fuori fuoco. O meglio, ci si rassegna, perché so che molte cose che mi hanno fatto male, fino a credere che non sarei mai giunto a sopportarle, non le dimentico. Il problema è che l'uomo è effettivamente in grado di sopportare di tutto, e il non farcela, il sentirsi straziare o vincere da un sentimento, il patire, sono invenzioni, forse per condividere il modo in cui fanno tutti, sentirsi umani. Il comportamento umano, quindi, le reazioni umane, proprio quelle che consideriamo più vere come l'emotività, la passione, il vivere con ardore un sentimento e il dolore, sono costruzioni, convenzioni sociali. Il vero uomo non ha di questi impianti: sono imprinting; il vero uomo è disumano.
Può essere che oggi sia nichilista o solo severo con me stesso; di certo rifletto su queste due modalità: forse tutti siamo doppi. E' così facile, infatti, cadere in contraddizione. E' così facile, per questo, che non si possa reciprocamente fidarci fino in fondo. Oppure, sono solo io così e se mettessi in scena soltanto uno solo di questi modi, potrei cambiare qualcosa nella mia vita, come apparire affidabile o costante. Non mi meraviglio che questi pensieri mi vengano oggi che ho visto la fabbrica, perché mi ha fatto entrare in contatto con l'altro me stesso, quello che una volta era disciplinato, aveva un lavoro e un salario. Ed ugualmente, era allo stesso momento anche l'opposto. Mi viene in mente questo ragionamento proprio oggi, che pensavo che comunque io sia, finisco sempre per contraddirmi e rimanere da solo.

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