25/01/23

COME LA REALTA’ VIENE CREATA - IL GIORNO DELLA SALVEZZA capitolo 24

Qui di seguito il ventiquattresimo capitolo del nuovo libro che ho scritto 

IL GIORNO DELLA SALVEZZA


che è il diretto seguito del Vangelo Pratico, edito da Anima EdizioniSpero così di fare cosa gradita a coloro che desiderano conoscere meglio il Vangelo Pratico e sapere come continuano gli approfondimenti. Attendo i vostri commenti e le vostre opinioni, anche in privato.


COME LA REALTA’ VIENE CREATA




Gli esseri umani reagiscono tutti agli stessi stimoli mentali che condurranno a espandere o contrarre la propria coscienza grazie a dei precisi significati presenti nella realtà. Questi sono suggeriti attraverso dei simboli, i quali sono l’accensione della capacità creativa. Ovvero, la mente sarà indotta da essi a creare una precisa realtà. La propria mente, quindi, si costituisce e cresce tramite questa dinamica che produce una realtà di qualità e benessere diversa a seconda della capacità interpretativa del singolo.
In questo c’è l’importanza del votarsi a un continuo progresso: rendere la propria mente abile a piani sempre più alti. Essa potrà razionalizzare e quindi interpretare la realtà e affrontarla in maniere distinte a seconda di quanto essa è libera o vincolata da impegni come egoismo, arroganza oppure vani desideri che farebbero per lo più perdere tempo nel percorso stesso di progresso. Perdita di tempo che farebbe, oltretutto, calamitare gli ostacoli stessi che impediranno eventualmente di raggiungere la felicità, soddisfazione e realizzazione alle quali invece si ambirebbe con quell’egoismo, arroganza e avidità. Tale prassi è riscontrabile ogni volta che si ricerca senza sapere dove cercare o si tenta senza sapere come fare, ovvero senza un maestro. Mentre qui abbiamo ricondotto tutto, fortuitamente, al maestro che è il Vangelo.
Il Demiurgo ha pertanto creato la realtà fondando degli archetipi, dei simboli capaci di suggerire dei significati che arricchiranno e influiranno l’osservatore. La Verità stessa, la conoscenza, è espressa tramite simboli sorgenti di qualcosa che in modo sublimale hanno indotto l’uomo al percorso che ha condotto fin dall’alba dei tempi. Sono simboli che condizionano il comportamento, il modo di esprimersi, il progettare gli edifici, creare opere d’arte, iniziare alla Verità, trovare soluzioni. Maggiormente le persone che compiono queste azioni sono consapevoli della Verità e più saranno promotori e diffusori della loro stessa consapevolezza, della Verità, proprio attraverso l’azione che compiono.
Così, è la pratica a cui ci si dedica e le esperienze personali che portano a cogliere l’infinito più ancora delle credenze e dai cammini spirituali che si intendono seguire. Ovvero la parte pratica più che la teorica. Ad esempio, essendo la cultura europea ampiamente condizionata dalla cristianità, chi vi abita riceverà da questo condizionamento (palese e subliminale) i significati e stimoli tramite i simboli, gli archetipi che la formano. Ma anche saranno percepibili, in modo conscio o sublimale, i significati di quelli di altre culture proprio a causa della comune sorgente.
Invece, il semplice decidere che un credo spirituale sia migliore di un altro (ad esempio per presunta efficacia) dimostra che si è ancorati in una mentalità incline a prediligere il fare contrapposizioni. La mente che prende le decisioni attraverso preferenze intellettive, di gusto o di simpatia/antipatia, è ancora concentrata in questo mondo; mondo che può restringersi ulteriormente alzando confini tra una cultura e un’altra, un credo spirituale e un altro. Questa prassi si basa sulla causalità, sull’affidarsi al processo in cui si ripete perennemente nascita, vita e morte.
Una mente che aspira alla consapevolezza e quindi che fa attenzione è semplicemente votata al desiderio di raggiungere Dio, ovvero realizzare il Sé più profondo: la vera realtà. Una brama che non appena viene avviata non può più essere fermata, come non si può fermare la spinta del fiume verso il mare; perché è come un naturale desiderio di ritornare a casa.
La chiave risolutiva sta in un tendere all’equilibrio e alla compartecipazione di entrambe le nostri parti: quella più bassa legata alla materia e quella più alta, divina. È per la convinzione di uno stato di eterna adesione a Dio e beatitudine che si può sperimentare una vita libera da qualsiasi vincolo, compreso quello che può accadere al corpo fisico nell’invecchiare e morire. E, allo stesso modo, è l’ignoranza della vera realtà che porta a persuadersi di vivere un’esistenza costretta dalle leggi della fisica che porteranno all’inevitabile estinzione. Sono entrambe due conoscenze, una raffinata e l’altra maggiormente grossolana e attratta dalle cose più immediate e inferiori. Ogni essere umano nasce con entrambe queste due “menti” e la predisposizione naturale a stimolarle e ravvivarle. Se ci si concentra su una si intiepidisce l’altra, ecco perché bisogna ricercare un equilibrio tra mente “divina” e mente “corporale”.
Una confusione potrebbe avere luogo nell’invertire l’applicazione delle due menti, come nel caso già trattato del vivere il consumismo al pari di una via liberante. Oppure quando si ricerca una elevazione spirituale con attitudine pragmatica e rigorosa come se si affrontasse una qualsiasi materia da comprendere con la mente, e non con il cuore. Come fosse un’attività economica, sportiva, professionale e non immateriale, religiosa. Questo può portare all’indirizzarsi a una pratica o a un cammino spirituale diverso da quello della propria famiglia o comunità di origine per avversione a una cultura che si giudica non idonea a sé perché a essa non si è stati formati adeguatamente, in modo maturo e con risultati. L’azzardo e la confusione avrebbero in quel momento luogo perché si tratta di una scelta effettuata a seguito di ragionamenti e non perché attirati o risvegliati da qualche archetipo intravisto da quel particolare cammino spirituale o pratica. Appunto, una decisione causata dalla mente e non dal cuore.
Ovviamente, con questo non si vuole lasciare intendere dell’impossibilità che ci sia una crescita affrontando trasversalmente più culture, anche diverse da quelle di origine. Anzi, abbiamo già lasciato intendere che lo stesso insegnamento evangelico travalica i confini che si credeva avesse dimostrando comunanze con culture che si perdono nell’antichità e nei quattro angoli della Terra. Inoltre, abbiamo fede che l’esperienza personale è quanto di più esatto si necessiti nel momento che la si vive. Piuttosto, vogliamo mostrare che non c’è qualcuno che ha la verità e altri la ignorano: ogni popolo, ogni persona, ne è costituito e nella sua storia l’ha edificata con la propria cultura. Anche se non lo ricorda più o se la propria società trascuri o assopisca tale radice.
Allora, per converso, nel proprio ambiente, la persona del nostro esempio potrebbe intercettare in modo ugualmente diretto e sublimale la conoscenza. Piuttosto che ricercare altrove a caso, a volte pure con insaziabilità, spinto da una riflessione contestativa. Senza, quindi, un maestro.
L’uomo è attirato dalla conoscenza, dalla Verità, ovvero dall’infinito perché, abbiamo visto, è la sua vera natura. E questo infatti è il motivo per cui in un modo o in un altro se ne rimane sensibili vedendola riferita attraverso le regole seguite per costruire l’ambiente culturale in cui si vive. Come nelle architetture, le opere d’arte, le modalità per costruire ragionamenti. Ecco perché le persone affluiscono in determinati luoghi, sono attirati da precisi contesti, fanno la fila per poter vedere un’opera d’arte e così via. In ognuna di queste cose, misteriosamente, esistono informazioni sull’infinito. Le quali sono state seguite perché apprese allo stesso modo: direttamente o come stimolo sublimale da un archetipo. E l’archetipo, nel diventare così un oggetto o un’azione, andrà ulteriormente a diffondere quelle informazioni.
Malgrado questa attrazione che il soggetto subisce, egli potrebbe non sapere come interpretarla a causa di un mancato studio rivolto al sé più profondo, alla Verità. E anche chi invece ne riceve lo stimolo, potrebbe disperdere o deviare le informazioni inconsciamente ricevute quando poi non trova nel proprio ambiente delle strutture adatte per affrontare un approfondimento, un viaggio nella consapevolezza. Nella nostra società si può rischiare di vivere un’intera vita senza quasi mai venire a contatto con contesti o studi che invitino alla spiritualità. Si può affermare allora che grazie al contesto giusto, agli stimoli appropriati, la mente venga comunque alimentata nel modo più sano per predisporsi a ricevere intuizioni. Le quali serviranno a cogliere e utilizzare le informazioni inconsciamente ricevute.
È naturale che non appena una persona si convince che non può accontentarsi di un’esistenza caratterizzata da soddisfazioni che finiranno ogni volta per essere contraddistinte da limiti, ambirà ad altro. Inizierà un’indagine che lo condurrà fin dove potrà cogliere l’infinito; il quale, proprio per la sua natura infinita, era anche già presente laddove aveva cominciato la sua ricerca.






Nessun commento:

Posta un commento