Ieri si è inaugurata la mostra
che ho fatto con Manuel e Eva: "Solo, in due". E' stato molto bello
seguire la sensibilità e le intuizioni della curatrice per decidere e preparare
l'allestimento.
Una delle cose che mi hanno
rasserenato è che durante l'opening nessuno ha parlato dei miei lavori tirando
fuori osservazioni sulla nostalgia, cosa che capita di frequente poiché uso
fotografie provenienti dal passato. Non posso aver scelto quelle foto per
nostalgia, visto che raffigurano un mondo che non ho mai vissuto... Quello che
io faccio, piuttosto, è realizzare composizioni su oggetti di altre persone - e
che solo per mia ricerca personale, questi oggetti sono principalmente delle
foto. Precisamente, sono foto di persone che, in quasi tutti i casi, sono morte
e di scene di un vissuto che non si riproporrà più in quel modo. Non solo non
sono lavori fotografici per il fatto che non sono tratti da foto scattate da
me, ma perché sono realizzati al fine di far emergere i miei pensieri sulla
vita, la realtà e il modo di percepirla, l'ascesi. E la chiave di lettura è
proprio la morte, per il motivo spiegato più sopra.
I miei lavori vengono costruiti
con un'attenzione nella composizione, così da far sovrastare un aspetto
decorativo, il quale però ha funzione di confondere che alla base c'è una
rappresentazione di qualcosa di morto. Voglio che quelle mie immagini siano
come una scatola cinese che nasconda la morte sotto una decorazione, anche
piacevole; immagino quindi che per via di quest'ultima, un mio quadro venga appeso
in casa dal collezionista senza che si possa decifrare la carica di oscuro e
morte che vuole mettere in scena...
Credo che se si può trovare un
modo per narrare la morte, allora puoi comandare anche la vita.
("narrare" perché adopero scene realmente accadute poiché provengono
da foto) Creare una nuova storia, parallela a quella che si è convinti\ci
convincono di animare.
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