Qui di seguito il diciottesimo capitolo del nuovo libro che ho scritto
IL GIORNO DELLA SALVEZZA
che è il diretto seguito del Vangelo Pratico, edito da Anima Edizioni. Spero così di fare cosa gradita a coloro che desiderano conoscere meglio il Vangelo Pratico e sapere come continuano gli approfondimenti. Attendo i vostri commenti e le vostre opinioni, anche in privato.
ESSERE UNA MANIFESTAZIONE
Il chiarimento svelato nel precedente capitolo permette di estendere la nostra comprensione. Innanzitutto sulla struttura stessa dell’universo nel quale siamo inseriti. Poiché ogni cosa in esso contenuto, quindi anche l’essere umano, è manifestazione di Dio, sia spiritualmente che materialmente. Non procediamo più su riflessioni locali e quindi, ad esempio, precisare “l’essere una manifestazione di Dio in Terra” perché non vi sono confini e quindi punti di riferimento nell’universo. La Terra stessa, benché rappresenti tutto il conoscibile dell’essere umano, è un dettaglio che non si può misurare. Anzi, essa pure è una manifestazione di Dio.
È per questo principio, che qualsiasi cosa faccia esperienza di questo universo è Dio. E anche, per lo stesso motivo, non è in grado di poter fuoriuscire dall’universo. Ad esempio, l’essere umano, malgrado la tecnologia che raggiungerà non potrà mai fare esperienza al di fuori della realtà in cui è inserito né materialmente, né spiritualmente. Sarebbe come credere che una parte del mio corpo, come un arto, possa staccarsi dal tronco e vivere da esso separato facendo esperienze diverse e avendone coscienza. Tale considerazione ha significato per far percepire che comunque esistono dei limiti che non sono legati alle dimensioni; ad esempio rischiare di sconfinare dall’universo, dato che è infinito. Questi limiti sono di appartenenza, potremo dire di concordanza, sintesi; come due composti chimici che si possono unire solo quando hanno una reazione in comune. Altrimenti, se venisse a mancare tale corrispondenza, si otterrebbe semplicemente che i vari componenti non verrebbero recepiti. Infatti, si può ammettere che più universi sono sovrapposti o congiunti ma convivono solo in determinate condizioni che ne permettono la contemporanea manifestazione.
Quello che a noi interessa per aiutarci nella pratica è l’evidenza che nulla di quanto è presente nell’universo può sussistere senza l’universo stesso, cioè indipendente, fuori dal tempo. Caratteristiche che sono solo del suo creatore, infatti. Al di fuori di Esso, lo stesso essere umano non esisterebbe e, allo stesso modo, non ha gli strumenti per poter spingere le osservazioni esplorative. Anche quando è convinto di star studiando altre dimensioni, in realtà sarebbe sempre la stessa, sarebbe sempre Dio, se no non la potrebbe percepire o dotarsi di strumenti per recepirla.
Quando si giunge a riconoscersi come manifestazione del creatore dell’universo, si perde il significato del voler cercare oltre l’universo. Per il semplice fatto che si ha coscienza di essere l’universo e quindi di farlo avanzare con il semplice vivere. Come potrebbe esserci dell’ulteriore conoscenza ed esperienza? Sempre con la solita libertà di inventare similitudini, sarebbe come se una cellula del mio corpo scoprisse finalmente che essendo una cellula del mio corpo è il mio corpo: io sono lei e viceversa.
Sicuramente, sarà nell’avere le stesse mire dell’universo che un giorno troverò il modo di creare a mia volta un universo dal nulla. E non mappando con la conoscenza il mio essere componente di un corpo più grande e così tendere speranzoso a potermene un giorno separare. Nella maggiore, ulteriore fusione, pertanto nella totale arresa, verrà facilitata sempre più creazione.
Concentrando la nostra analisi sull’uomo, bisogna evidenziare che pure l’uomo è costituito dalla stessa sostanza di qualsiasi altra cosa. Quindi, l’essere umano e l’universo sono la medesima cosa. Più propriamente: egli è Dio, nel senso spiegato nel precedente capitolo. Ovvero che il Padre adopera (anche) l’essere umano per manifestare la Sua presenza e volontà.
Il corpo dell’essere umano, e anche la mente, i suoi pensieri, la sua anima (per chi crede nell’anima), è Dio. Ogni cosa è espressione dell’energia divina, ospita la vita ospitando il soffio vitale, il pneuma, di Dio.
È per questo che nel Nuovo Testamento e nella liturgia cristiana si riscontra l’assunto che Gesù è stato generato e non creato, ed esiste da prima della comparsa dello spazio e del tempo. Non è un enigma, sancisce l’appartenenza e la costituzione divina. Se Gesù è manifestazione di Dio, allora esiste come Dio: da sempre, ovunque e per sempre. Egli ne diventa consapevole e lo esperimenta praticando l’unione con Dio. Che gli permetterà, grazie all’amore che scandisce tale unione, di svincolarsi da qualsiasi cosa possa essere considerata inviolabile. Come la morte, abbiamo visto; e le stesse caratteristiche e lo stesso destino è riservato all’uomo che pratica il Vangelo.
Si legge ancora che è per mezzo di Gesù che le cose sono state create. Si trova raccontato anche che ogni cosa è stata creata all’inizio dei tempi e questo non significa che è stato direttamente e individualmente Gesù a creare tutto allora. Come abbiamo scoperto, Gesù era già presente perché, per via dell’unione, è sempre con Dio. E per lo stesso processo, aderisce attivamente anche alle esperienze di Dio, non come spettatore esterno. Sempre per la medesima eguaglianza, così anche l’uomo, quando accetta il proprio stato di unione con il Divino, si riconoscerà partecipe di Dio e delle Sue “azioni”; ovunque, da sempre e per sempre perché il Divino è infinito ed eterno.
Cogliere e acconsentire a questa equanimità, facilita anche la comprensione di quanto spiegato precedentemente sulla capacità dell’uomo di creare. Questo stato di unione, come già accennato e qui precisato quando si descrive Gesù, è sempre esistito. Anche ora, chiunque lo sta vivendo, ma ha un concreto riscontro nel reale solo quando se ne diventa coscienti. Perché ciò possa essere possibile, viene proposta una vita perfettamente contraria all’originale: separata da Dio, che fa accorgere di essere divisi da tutto e tutti, materiale e insensibile allo spirituale. Scoprire la propria vera natura, pertanto, è in realtà un riscoprire. Proprio come un pesce potrebbe accorgersi che la sua natura è quella di nuotare immerso nell’acqua solo quando prova l’opposto venendo scaraventato sulla terra asciutta.
E questo “opposto” per l’uomo è quantomeno un percorso che lo indurrà a così tante distrazioni da confondergli enormemente la meta. Infatti, benché si riconosca questa esistenza attraversata da varie sofferenze e noie, prevede anche piaceri e bellezze. Sia le esperienze negative che quelle positive sono comunque un compiacimento perché alimentano la percezione di sé. La quale è esattamente la vera conquista in questa vita terrena a differenza di una esistenza spirituale che prevede la fusione e quindi l’impossibilità di determinarsi a sé stanti. Sarebbe come dire che, malgrado la sua ignoranza nei confronti della realtà, l’essere umano, in quanto uomo, prova la sensazione di imitare l’esperienza di un Dio che esiste di per sé, senza dipendere da nulla. In realtà non è così, come sappiamo, egli è sempre dipendente, anche quando ricoprisse un ruolo di potere nella società poiché avrebbe bisogno di qualcuno o qualcosa che gli confermi il proprio ruolo di potere. In altre parole, ignora che è appunto smettendo di mettere sé al centro che potrà avviarsi a un percorso di unione con Dio da garantirgli veramente la capacità di dominio e creazione che agognerebbe.
È come se questo mondo fosse per l’essere umano una sorta di parco giochi, dove poter godere di esperienze alle quali altrimenti non potrebbe neppure accedere. Ed è così che, infine, egli faticherà a volersene ridestare. Dovrà innanzitutto provare quanto in verità questa realtà è finta e limitante. Ma se si sperimenta il virtuale, come è facile notare, è poi difficile tornare al reale. Come uno che prova Internet e i social network e dopo vorrebbe restarci dentro: li preferisce o li crede più facili e immediati delle esperienze che farebbe offline. Vi trova, cioè, una vita più vicina ai propri desideri, con una facilità di ottenere gratificazioni: più comoda.
Anche in questo caso, solo con l’amore si potrà mostrare anche a loro la verità. Non facendoci la guerra, a loro che preferiscono il virtuale o contro il mondo che vivono: perché nulla di tutto quello è vero. Ma mostrando l’amore nella vita reale (offline, per rimanere nello stesso esempio), l’amore per la verità.
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