06/01/18

21) UN FALSO RICORDO


05-01-2018, giorno 21, ventunesima foto (18,70x30cm), in vendita a 21 Euro.


Marc Augè:

"l'oblio è necessario alla società come all'individuo: bisogna dimenticare per poter tornare alla saggezza del presente, alla ricchezza e al gusto dell'istante. La memoria stessa ha bisogno di oblio: è quasi un paradosso, ma dimenticare aiuta a preservare e valorizzare i ricordi, a non perdere la curiosità, l'immaginazione, a essere sempre consapevoli e presenti al mondo".

05/01/18

20) L'ISOLA


04-01-2018, giorno 20, ventesima foto (19,80x30cm), in vendita a 20 Euro.


Penso alle immagini che realizzo come a un'espansione della possibilità di percepire il reale. Altre volte temo che mostri in questo modo un amplificare di un disastro. Vorrei creare un luogo neutrale, con la fotografia.
"Bello quando sul mare si scontrano i venti
e la cupa vastità delle acqua si turba
guardare da terra il naufragio lontano:
non ti rallegra lo spettacolo dell'altrui rovina,
ma la distanza da una simila sorte."

Lucrezio

De rerum natura

04/01/18

19) CIRCONDARE


03-01-2018, giorno 19, diciannovesima foto (18,70x25cm), in vendita a 19 Euro.


Fra me e il soggetto fotografato ci sta un vuoto che io però posso riempire. Se non lo faccio fisicamente, lo posso fare in modo astratto così che nella foto compariranno presenze impalpabili come forse ce ne sono là dove non percepisco nulla.


03/01/18

18) LA PAZIENTE RICERCA


02-01-2018, giorno 18, diciottesima foto (16x25cm), in vendita a 18 Euro.


Il Fool è la "persistenza" di un bene che è stato cacciato via.

(…) il Fool tiene luogo di questo bene in altro modo. E' il bene rimasto, il rapporto "umano" rimasto e che rimarrà. Appunto la persistenza.

Giorgio Strehler (in Shakespeare Goldoni Brecht, Milano, 1984)



02/01/18

17) GITA AL LAGO



01-01-2018, giorno 17, diciasettesima foto (16x25cm), in vendita a 17 Euro.

Dopo più di due settimane di questo progetto, in cui coinvolgo le persone al mio quotidiano lavorare alle mie immagini, posso riconfermarmi soddisfatto delle risposte ricevute. E’ interessante quanto le persone mi dicono a commento delle foto che posto di volta in volta. Le quali sono momenti della trasformazione di scene vissute in qualcos’altro.
Il metterle in vendita in modo incalzante, deve indurre a ragionare su che cosa le persone stanno acquistando. Non intendo l’oggetto in sé, ma l’esperienza.

La persona che acquista un’opera, fa un’altra cosa, acquista l’apparenza che un’opera d’arte non si possa acquistare. In un modo o in un altro, è un’azione che vince su tutte quelle esperienze inevitabili della vita.

01/01/18

16) “Self-laugh artist”



31-12-2017, giorno 16, sedicesima foto (16x25cm), in vendita a 16 Euro.


“Self-laugh artist” è un termine che ho inventato, voglio dire l’artista che si deride, che non si prende sul serio, che ride da solo al limite. Più che altro è un invito a gioire a non considerare l’artista come un intoccabile, ma anzi come colui che tiene viva nella vita di tutti i giorni una commedia. Forse l’artista dovrebbe fare spesso cose di cui si pente, come se esigesse così il suo personaggio.
Un augurio di un 2018 all'insegna della leggerezza.

31/12/17

15) RISVEGLIARSI DALLA PRESENZA



30-12-2017, giorno 15, quindicesima foto (16x25cm), in vendita a 15 Euro.

Ricercare solo la propria volontà rende la vita triste perché così è come se si cercasse di imporre all'universo quello che personalmente si desidera, e non solo non è possibile perché non puoi essere cosciente del generale e particolare equilibrio dell'universo ma permette di accedere a esperienze limitate nella vita, perché è il volere di una mera mente umana... Mentre, se si fa un passo indietro, capitano esperienze che aprono a molto di più. Cioè accettando quello che giunge senza "pensare", si vivono cose molto più allettanti - altrimenti, più si tenta di considerare totali i propri desideri e più si finirà a vivere in modo ordinario e prevedibile.
Il contrario, sarebbe come dire che la propria volontà sia coincidente a quello che vuole l’universo\dio e paradossalmente… la persona vivrà ciò che vuole lui e realizzerà qualsiasi cosa! Perché io e dio abbiamo lo stesso progetto; pensa: io conosco e vivo (per il semplice fatto che non conosco realmente) le mire di dio.
Pure quando non si avverano i miei programmi, so invece che stanno realizzandosi. Forse non quelli che pensavo io per me, ma quello che realmente voglio anche se lo ignoro...


30/12/17

14) MAL D'ARIA, MAL DI MARE, MAL D'AUTO



29-12-2017, giorno 14, quattordicesima foto (16,20x25cm), in vendita a 14 Euro.

"Tra un momento ci sarà il ritornello: è soprattutto questo che mi piace e la maniera improvvisa con cui si getta avanti come una scogliera contro il mare. Per ora suona soltanto il jazz, non v'è melodia, solo note, una miriade di piccole scosse. Non hanno sosta, un ordine inflessibile le fa nascere e le distrugge, senza mai lasciar loro l'agio di riprendersi, di esistere per se stesse. Corrono, s'inseguono, passando mi colpiscono con un urto secco, e s'annullano. Mi piacerebbe trattenerle, ma so che se arrivassi ad afferrarne una, tra le dita non mi resterebbe che un suono volgare e languido. Devo accettare la loro morte; devo perfino volerla: conosco poche impressioni più aspre e più forti."
J.-P. Sartre, "La nausea", Einaudi 1953
Questa citazione ovviamente è per il piacere che traggo dalla lettura di libri... ben scritti! Ma se estrapolo proprio questa dall’intero libro, come la mia preferita, è perché misteriosamente questo capoverso era sottolineato.
Il motivo per cui preferisco leggere libri usati è appunto perché presentano unicità e personalità che sviscerano dal contenuto. Questo è il fulcro ovviamente per cui ricorro a immagini che già esistono, piuttosto che di inedite o fatte da me per creare le composizioni visive.
Allora abbiamo il lettore che oltre a fare l’esperienza del libro, ha in aggiunta (in questo caso) l’esperienza dovuta alla questione di queste frasi sottolineate da un fruitore precedente: perché, di tutto il libro, ha voluto evidenziare proprio questa parte e solo questa?

Inoltre, ciò rende unica questa copia del testo di Sartre: solo quella che si può prendere in prestito dalla biblioteca civica di Udine è esattamente in quel modo. irripetibile nell’intervento - o nel difetto.

29/12/17

13) FUORI CONTESTO



28-12-2017, giorno 13, tredicesima foto (17,5x25cm), in vendita a 13 Euro.

Non c'è arte senza memoria.
Quindi, molte mie riflessioni, nel corso degli anni e specialmente nei primi tempi, sono state su come creare arte senza memoria, ovvero senza evocare simboli. Strategico, anche per questo, l'adoperare la fotografia come principale mezzo - perlomeno come base sulla quale poi edificare un intervento successivo.

In questo periodo, sto buttando giù un'idea per una eventuale partecipazione ad una mostra che ha come tema la "tenerezza". Ecco che così scopro che nell'usare il cuore, le emozioni piuttosto che la ragione, potrebbe meglio aiutare al mio scopo.

28/12/17

12) IL FANTASMA A CACCIA DI FANTASMI



27-12-2017, giorno 12, dodicesima foto (25x18,70cm), in vendita a 12 Euro.


Fin da piccolo ho amato esplorare le case abbandonate, le quali diventavano una sorta di caccia al tesoro. Ogni tanto, mi è successo di scoprire nella casa abbandonata una nuova dimora improvvisata di qualcuno, oppure di intravedere tra i ruderi altri come me, appassionati di relitti, che visitavano l'edificio come se si visitasse un museo. Questi, li ho seguiti, senza farmi scoprire, magari osservandoli attraverso le travi nude del soffitto. Chissà quante volte è capitato di essere osservato a mia volta. A volte sono gli altri, i fantasmi, a volte io.

27/12/17

11) L'AMICO IMMAGINARIO



26-12-2017, giorno 11, undicesima foto (20x20cm), in vendita a 11 Euro.

Come far capire agli altri che io proprio vedo così?
Nell'indefinitezza si trova la definizione; però, oltre a fare mia una simile filosofia, una delle maggiori leve che mi hanno indotto a cercare nella fotografia un modo per trasmettere la mia idea sulla realtà, è che effettivamente ho un difetto visivo che mi comporta una difficoltà nel mettere a fuoco. Nulla che non abbia risolto con degli occhiali, e, dopo essermi stufato dell'indossare occhiali, con la pazienza.
E' stato come l'indizio per mettermi sulle tracce di altri livelli, altri mondi. Forse, se non avessi avuto questo, mi sarebbe capitato dell'altro per indurmi comunque all'arte; certamente in tale modo sono giunto alla fotografia. Esattamente, solo l'occhio più obiettivo che potesse esserci, la fotocamera, sarebbe potuto diventare il mio alleato ideale: indurlo a sbagliare per farci accorgere che c'è dell'altro…

26/12/17

10) L'ORIZZONTE



25-12-2017, giorno 10, decima foto (23x14,60cm), in vendita a 10 Euro.

Nella mia famiglia, il giorno di Natale ha sempre rappresentato una prova. In prima persona, ho sempre avuto la sensazione di assaggiare un limite dove non riuscivo a comprendere se si faceva finta di aver piacere di quel convivio, oppure era un festeggiamento sincero. Mi ero fatto questi scrupoli nell'osservare che un po' tutti attorno a me si comportavano in modo differente rispetto al solito.
Sono così cresciuto considerando il mondo come qualcosa di effimero. E questo come un ostacolo. Infine, ho colto questo ostacolo come invece un semplice orizzonte da oltrepassare per arrivare al mondo che voglio.

25/12/17

9) OCCHIALI DA SOLE


24-12-2017, giorno 9, nona foto (13,6x20cm), in vendita a 9 Euro.


Il primo giorno di lavoro non me lo ricordo più. A volte, al mattino mi sveglio e ricordo parecchi incontri avuti nei vari lavori che per la loro natura interessata, mi danno la nausea.

24/12/17

8) APPUNTAMENTO AL MARE



23-12-2017, giorno 8, ottava foto (15x15cm), in vendita a 8 Euro.

Questa immagine proviene dal mio tentativo di unire fotografia e pittura in una forma che possa indurre lo spettatore a confondersi sullo strumento utilizzato effettivamente. In questo caso è mera fotografia, ma ho optato per una pellicole precisa che sapevo che mi avrebbe permesso dei risultati cromatici particolari. Infine, una macchina fotografica modificata da me assicura indipendenza nel muovere la pellicola al suo interno come desidero.

La località scelta per questo esperimento è palesemente Trieste. In uno scatto il cielo si può mescolare con il mare.

23/12/17

7) VULNERABILITA' E FORZA.



22-12-2017, giorno 7, settima foto (10x15cm), in vendita a 7 Euro.

Ci sono alcune immagini che desidero che raccontino di un mondo che verrà, come se provenissero dal futuro. Contemporaneamente voglio che il futuro parli di me, di noi tutti: del passato. Allora queste due forze si scontrano e non so bene cosa ne scaturisce.
L’unico modo per svincolarsi dal canone di spazio e tempo è portare dentro le immagini dei simboli che superano tutti i riferimenti apparenti.

Il relazionarmi con il pubblico, anche con chi ammira i miei lavori, e ambire a trasmettere simili messaggi sono sempre state per me delle grosse complicazioni: ovvero entrambe le cose non mi riescono facilmente. Poi ho capito che questa mia difficoltà è quello che mi dimostra più umano, “sono così”, ed è quindi la forza più grande per poter comunicare.

22/12/17

6) PRIMO GIORNO D'INVERNO



21-12-2017, giorno 6, sesta foto (10x14cm), in vendita a 6 Euro.


Molti miei lavori nascono camminando da solo nella campagna. Specifico “campagna” perché significa solitudine, camminare senza incontrare nessuno seppure si vede la presenza dell’uomo ovunque; se sento qualcuno avvicinarsi, mi nascondo. Questo il motivo per cui spesso inserisco elementi naturali nelle mie foto ma è sempre evidente la presenza umana. Ho fotografato apposta molti angoli di campagna ai piedi del Collio in inverno, che tra campi a riposo e viti spogliate sembra un deserto, per utilizzare quegli scatti proprio per sfondo a lavori più compositi. Appena alle spalle dei paesi inizia un deserto marrone, intervallato da qualche casa abbandonata. Amo la campagna del goriziano per i colori e perché meno densamente abitata di quella dalle mie parti. 
Pezzi di case abbandonate, le loro carte da parati, le foto che vi trovo dentro, la campagna, la stessa terra che mi impolvera l’obiettivo concorrono all’immagine finale, e unica.

21/12/17

5) LA FOTOGRAFIA NON E' UN VIAGGIO NEL TEMPO



20-12-2017, giorno 5, quinta foto (15x10cm), in vendita a 5 Euro.

Una abitudine della mia famiglia era prendere parte a eventi sociali, come gite, incontri in parrocchia, anche di tipo sportivo... Com'è possibile che trascorrevano gli anni e io non riuscivo a familiarizzare con tutto ciò?

Non saprei cosa dire al me bambino, se lo potessi incontrare; però so che sono diventato l'adulto che avrei voluto conoscere a quell'età.

20/12/17

4) IL SEGRETO SVELATO DA UNA FOTOGRAFIA. SU TUTTO.


19-12-2017, giorno 4, quarta foto (15x10cm), in vendita a 4 Euro.

Se come persona sono vincolato a questo mondo e alle sue leggi, sono convinto che c'è altro dentro di me che vive più luoghi e più tempi in un luogo e in un tempo. Come a dire che se c'è solo un luogo e un solo tempo, non ci sono alternative a quel luogo e a quel tempo: il medesimo contesto.
Io allora non solo sto vivendo tutti i posti e tutte le epoca, ma ovviamente anche tutte le vite. Alcune foto lo devono far sospettare - graficamente molteplici.

Omnireali.

19/12/17

3) DIVENTI FOTOGRAFO QUANDO CI SI SENTE FUORI POSTO


18-12-2017, giorno 3, terza foto (10x15cm), in vendita a 3 Euro. 


Il Friuli - Venezia Giulia. Mi sento di appartenere alla mia regione ma mi sento anche estraneo. E' fatta di terre ghiaiose o rocciose, sulle quali sorgono quasi come piante che crescono spontanee, le case bianche. Le persone parlano una lingua che non conosco, con la mia, veneziana, mi sento un ospite. Percepisco di essere diverso, ma voglio farne parte.
Sentirsi a casa dove ci sente fuori posto.

18/12/17

2) DESIDERO FARTI VOLTARE


17-12-2017, giorno 2, seconda foto (10x31cm), in vendita a 2 Euro. 

Innanzitutto, ci tengo a ringraziare tutti coloro che hanno risposto positivamente a questa iniziativa scrivendomi, dando un parere e acquistando il primo pezzo postato ieri.

A volte, si ha un'idea, si cerca di condividerla, la si propone agli altri perché ogni nuova idea è come un'esperienza forse mai fatta prima. Tuttavia, nessuno risponde, nessuno si volta; per alcuni periodi mi sono giustificato: il mio lavoro non è interessante, non sono nel luogo ideale per proporre arte, non ho gli strumenti per farmi conoscere… Infine, qualcosa è cambiato, credo la mia voglia che più persone sappiano quello che vedo e voglio mostrare nelle mie foto.

17/12/17

HAI ANCHE TU UNA FOTO DI CUI RICORDI ESSERE IL SOGGETTO FOTOGRAFATO E ANCHE CHI L'HA SCATTATA?



16-12-2017, giorno 1, prima foto (20x14cm), in vendita a 1 Euro.

Ogni estate, quando si è bambini, è sempre un nuovo viaggio, una nuova avventura. E' impensabile che potranno diventare monotone, le estati, un giorno.
D'inverno si guarda alle foto delle vacanze estive e quasi non si riconosce la propria immagine per il costante mutarsi. Questo inverno io comincio una nuova avventura in cui mi guardo indietro, non riconosco quello che vedo o non riconosco la monotonia, e avanzo. Foto dopo foto.

16/12/17

PRENDI PARTE AL WORK IN PROGRESS...


Una vecchia foto d'altri tempi recuperata non ricordo dove; forse nel fondo di un cassetto di una casa abbandonata che stavo esplorando.Sono tre figure distinte, che mi danno la sensazione di rappresentare l'intero secolo passato, seppure non hanno un aspetto che potrei accostare alle persone delle foto d'epoca dei miei nonni. Quello che mi colpisce è che semplicemente nel modificare il fuoco della foto, queste tre figure finiscono dietro una nebbia. Erano distinte (in tutti i significati della parola) e ora appaiono identiche, addirittura delle repliche. Per questo motivo, oltre che per l'esposizione, questa foto è stata lo sfondo celato, segreto, di varie mie future immagini che, da questa, iniziavo ad alterare...
E' importante mostrare ora questa immagine perché dopo aver cominciato il nuovo progetto che unisce fotografia e pittura in una modalità che sembrerebbe andare oltre le mie aspettative - https://lafotografiaestesa.blogspot.it/p/presentazione.html - riscontro la necessità di prendermi del tempo. Tempo che dedicherò ad approfondire tecniche che avevo provato in passato e che non ho avuto modo di esaurire, oppure tentarne di nuove. A tutti sarà capitato di guardare a quanto fatto in precedenza e scoprirvi quello che si farà in futuro, o prendersi una pausa per poter essere preparati ad una esperienza mai finora vissuta. A questo scopo, mi concentrerò sul mio lavoro, dal 16 dicembre al 16 febbraio, e coinvolgerò tutti quanti ne siano incuriositi postando quotidianamente sul mio blog una nuova immagine realizzata il giorno precedente. L'obiettivo è andare ancor di più oltre il mio intervenire su fotografie pre-esistenti… e pure far conoscere meglio il mio modo di operare.
Una nuova immagine ogni giorno che permetterà di portarci sempre più lontano in questo viaggio. Viaggio che potrai quindi seguire passo dopo passo per sbirciare e commentare i progressi. Inoltre, potrai partecipare acquistando le immagini realizzate come esercizio o work in progress, perché saranno messe subito in vendita a partire da 1 Euro: il primo giorno a 1 Euro, il secondo giorno a 2 Euro, e così a procedere…
Seguimi tutti i giorni su questo blog, da domani... e scrivimi per avere maggiori informazioni e aggiudicarti le immagini proposte.


09/12/17

IL SILENZIO DA CUI E' PARTITO TUTTO






Nella solitudine è come se si trovasse la maggiore libertà, forse anche perché si inizia a parlare da soli e così dialogare fantasiosamente con chi è assente. Come un cowboy in viaggio.
In queste foto (la mia prima installazione come artista), poi stampate a guisa di pelli, le immagini di un cowboy a caccia di un indiano, il quale è a caccia di una visione. Senza questa, il pellerossa non conosce la propria personalità, non si riconosce; e così neppure il cowboy senza la sua preda.
Io immaginavo che la visione era a caccia del cowboy.

01/12/17

STUDIARE TANTO... PER POTER FOTOGRAFARE CON UN GIOCATTOLO



Avevo studiato tanto, concentrato la mia attenzione ai ragionamenti che inserivo nella presentazione delle mie mostre - al punto che davo particolare attenzione al foglio che si lascia all'inizio della visita di un'esposizione. Dopo essermi dedicato con abnegazione alla parte tecnica ed esplorativa del mondo della fotografia, ora cercavo di bilanciare la parte teorica. Forse troppo, dato che mi sentivo addirittura definire "artista concettuale".
Qui, ero addirittura a Salisburgo, trasferitomi per approfondire proprio questo aspettando, per frequentare l'accademia di belle arti. A un certo punto, mi sono ricordato di quanta simbiosi ho con il mezzo della fotografia e così essere in grado di ottenere l'effetto desiderato; è sufficiente lasciarmi andare e fidarmi. Allora, ho preso una pausa dagli appunti e sono uscito a zonzo con i colleghi del corso; a loro sembrava che io facessi foto a casaccio, o per finta visto che la fotocamera che usavo era un prodotto mediocre di plastica per nulla professionale (e che ricevette giustamente la definizione di "toycamera"). Dopo aver sviluppata la pellicola, le foto mostravano proprio quello che io stavo cercando, e non solo esteticamente perché evocavano addirittura quel mio sentirmi in una terra di confine senza sapere bene quale strada imboccare…

Gli altri del corso che videro poi gli scatti non riconosceranno mai che quella era la stessa Salzburg che avevamo percorso assieme o che fossero scatti prodotti in quella occasione; anzi che fosse la stessa città pure. Lo stesso per me.

25/11/17

FORMA D'ARTE COME FORMA DI MAGIA




La fotografia è arrivata relativamente da poco tempo; quando se ne conoscerà meglio, si scoprirà sicuramente la sua valenza magica. Magia significa manipolare i simboli; l'artista è mago e deve rendere concreto un culto/una cultura. Senza una convinzione, una fede, fa solo dei bei lavori.
Credo che la fotografia sia un'opportunità per ravvivare il potere magico. Quindi, l'arte non è intrattenimento ma una forza che trasforma; intrattenimento lo si riconosce quando il pubblico riceve ciò che desidera, l'arte non dà al pubblico quello di cui ha bisogno. Se il pubblico sapesse cosa vuole o cosa gli serve, non sarebbe pubblico, ma sarebbe completo, con il culto, acculturato: sarebbe l'artista. Approfondire la mia vita come artista è approfondirla come mago, pure, portando avanti le idee di cui sono convinto sulla realtà e la spiritualità - e quindi, pure, sulla vita e la morte. Il cercare di esprimerle ed inserirle nelle immagini che produco è fare il mio lavoro. Tradisco la verità se non accompagno il pubblico verso altri panorami, la quale è mia ma diventa assoluta perché io sono convinto della sua esattezza.

Questa immagine proviene da una pellicola che poi ho provato ad accompagnare con i versi di una poesia per la pubblicazione in una rivista anglofona. Gli scatti sono stati fatti mentre aspettavo gli altri che mi venissero a prendere per partire in auto verso una residenza che avremo fatto alla Fondazione Spinola Banna. Un posto davvero diverso, una pellicola vecchia irripetibile, le persone giuste per fare esperienze nuove.

18/11/17

FARE FOTO PER RICORDO O PER DIVENTARE UN RICORDO?



Quello che ho descritto negli ultimi post è un diverso punto di vista rispetto a Benjamin dell'osservazione delle immagini di massa, perché qui parliamo di immagini banali che sono alla portata di chiunque e che potrebbero anche non essere viste da nessuno. Chi è quindi il fruitore di quelle immagini? Il sistema stesso, internet, come una sorta di spettatore che accoglie le immagini e ci fa sentire "ascoltati". Un ottimo parallelismo con Dio, al quale venivano rivolte immagini che solo Lui poteva vedere: l'autore e chi le commissionava riconosceva, ma senza saperlo, che Dio le avrebbe viste. Nell'essere più specifici, non è esattamente un Dio, internet, ma la profondità che cela Dio: sé stessi. Funge quindi da specchio: penso a una cosa (la vedo), e carico quel pensiero (quella foto) nella rete, così che il mio pensiero rimarrà per sempre; anche se la foto non viene rivista, in quel momento so che è una porzione di me che rimarrà nell'eternità. In passato, avevo descritto queste dinamiche come autismo o autoerotismo, ma più esattamente è proprio un tendere al raggirare la morte, un persistere.

Mi interrogo se è lo stesso movimento che mi porta a realizzare lavori come questo: distruggo la foto e poi la rimonto, la colloco su un supporto che ha già un passato - che viene quindi sovrapposto. Cambio canale del testo e pertanto il messaggio che porta è deviato. Un passato che per me è quasi impercettibile, però diventa materia della mia personale memoria visto che le foto si fondono con le vecchie tele di mio padre, di quando dipingeva.

11/11/17

PERCEPIRE LA REALTA' NELL'ESPERIENZA VISSUTA O NELLA FOTOGRAFIA DELL'ESPERIENZA VISSUTA?



La caratteristica antropocentrica della fotografia è amplificata nella sua possibilità di far ricordare, preservare il soggetto dalla morte. Aiuta ad accettare il passare del tempo e far rievocare chi ci ha lasciati. La fotografia, qui, prende il posto della persona deceduta; come un regnante del passato che viene sostituito con la presenza del suo dipinto realistico, o il Faraone con dei simulacri di terracotta e la mummia…
Ma non è finita: oggi, tramite l'uso di massa della fotografia e l'immensa mole di foto della quotidianità di ciascuno che viene caricata in internet, la fotografia va a sostituire la vita stessa. Una replica che è qualcosa di più, quasi una neutralizzazione della quotidianità: scompare diventando neutra con quella di tutti gli altri che caricano foto nello stesso contesto…
Scopo di performance come quella illustrata da questa foto (scattata dalla fotografa Lara Trevisan durante una passata edizione del festival "Orchestrazione", Portogruaro -Venezia-), è appunto creare invece un corto circuito. Innanzitutto per chi è testimone dell'azione, e poi per chi avrà a che fare con simili immagini.
Il mostrare qui una via verso qualcos'altro comporta una difficoltà di interpretare il contesto più per chi è testimone indiretto che per chi era lì presente. Il primo, infatti, deve in aggiunta anche trovare un senso a ciò che la rappresentazione sta mostrando perché la foto rimane per sempre e si sostituisce inderogabilmente all'evento; mentre il secondo assiste tutto in modo effimero.

Deve essere come camminare nella nebbia, ma quello che la foschia non permette di distinguere bene non sono le cose più confuse che invece emergerebbero, ma quelle più quotidiane, ovvie.

04/11/17

COME NASCE LA "FOTOGRAFIA ESTESA"



Ecco uno dei primi suggerimenti del progetto che ho chiamato "la fotografia estesa" e che è realizzato in collaborazione con il pittore Raffaele Santillo. Spesso ci siamo trovati a condividere simili opinioni sulle immagini poiché è frequente che, tecnicamente, iniziamo entrambi da fotografie trovate per creare qualcosa di diverso. Lui con la pittura.
Così, si manifestano realtà assurde, si mette in scena ciò che è altro da noi. Ma attraverso i nostri punti di diversità - di distanza invece che di contatto - si elabora un nuovo linguaggio. Che credo  universale, come una sorta di esperanto - ma con le immagini.
Le nostre sequenze sono quindi possibili solo nello scambiarci di continuo un'immagine che evolve perché ciascuno interviene in modo indipendente ma anche considerando l'apporto dell'altro. E' il lavoro che comunque faremmo se fossimo da soli poiché partiamo, appunto, da immagini già esistenti. Il passaggio a un procedimento successivo, qui è possibile proprio per questa interazione, o ancora meglio: per l'attesa nel riavere l'immagine precedentemente ceduta, e per il suo successivo nuovo abbandono consapevole.
Con l'inaugurazione collettiva del festival Orchestrazione di quest'anno (dalle 18.30 del 4-11-17, presso la galleria d'arte Ai Molini di Portogruaro -VE-), abbiamo trovato la scusa per sbrigarci nel portare a termine alcune prime proposte. Ciascun lavoro è a tal punto suscettibile di continue rimaneggiamenti che dovremo dedicare a questo progetto un'intera mostra a sé.
Quando ho visto i primi lavori, mi sono meravigliato, perché il risultato trasmette proprio quanto io avrei da sempre voluto evocare ma che da solo non riuscivo in modo così esaustivo.
Quindi, nell’affrontare un disorientamento nel disconoscere e riconoscere in continuo l’immagine e nella fiducia verso il collega a cui si affida il proprio lavoro, l’autore potrà ottenere la manifestazione di un aggregato che sia a lui appartenente e al contempo sconosciuto: l’ospite estraneo.

28/10/17

COME SBAGLIARE NEL FOTOGRAFARE PER OTTENERE UNA FOTOGRAFIA CORRETTA



La fotografia è un metodo di rappresentazione fra i più antropocentrici. Non si può evitare di ingannarne il fruitore facendogli credere che non sia stato l'occhio di un uomo e la pressione del suo dito indice a realizzare lo scatto. Altre forme artistiche o creative possono essere maggiormente annacquate, mentre la fotografia si porta appresso una condizione di intimità che non si può evitare. La forma stessa dello scegliere lo scatto attraverso azioni che solo il fotografo può vedere, e attraverso il suo unico sguardo tramite il mirino, comporta questa intimità, personalità.
Di certo, si può spiegare - da questo punto di vista - la fotografia come la meno universale fra le produzioni di immagini. Pure quando vogliamo rappresentare qualcosa di astratto con la fotografia, dobbiamo ricorrere a dei soggetti precisi; mentre nelle altre forme artistiche si può evocare, costruire, raffigurare qualcosa di astratto o un oggetto che prima non esisteva.
Alla luce di queste riflessioni, colgo il mio modo di fare fotografia come completamente sbagliato perché è un utilizzare scorrettamente il suo dispositivo. Come usare la pittura per fare letteratura o la tipografia per dipingere…
Nella foto qui riprodotta, si vede un panorama di un parco nella periferia di Roma, nel fondo ci sono delle strutture, forse dei ruderi. Vagavo con un amico attraverso quei boschi, ogni tanto salendo su degli edifici antichi lì abbandonati; ma quello che volevo era appunto che il ricordo, i nostri discorsi e quello che avevo di fronte si fondessero in un'unica immagine. E in quel momento, addirittura, già avevo un'idea di come sarebbe venuta la foto perché avevo sistemato l'obiettivo in modo da avere quell'impressione e scelto una pellicola che fallisse nell'intento per un'alterata sensibilità: era un kodak scaduta da 60 anni. Mi aveva fatto piacere usarla anche solo perché avevo aspettato il momento ideale per vedere i risultati che avrebbe dato.
Invece, l'idea di questa serie di foto mi è giunta dal sentirmi sopraffare dalla bellezza di Roma, quasi un non poterla recepire e gestire tutta. Perché proprio quella città vive così l'antichità che offre: molto frequente è scorgere tracce dell'antica Roma, anche enormi pezzi di palazzi che una volta scovati, vengono recintati e protetti. Facendo attenzione, ne notavamo ovunque e è impossibile quindi solo annotare tutte queste presenze e averne cura… di conseguenza, anche semplicemente la plausibile spesa per gestire il fazzoletto di prato che circonda ciascun rudere è incalcolabile per la città, per il nostro paese. Sono tutte queste osservazioni che mi hanno fatto percepire quello stato di sopraffazione - una ricchezza ingestibile. Allora ho iniziato a soffermarmi su come alcune antichità venivano come ignorate e diventavano parte integrante dell'arredo urbano o privato oppure sporcate da scritte perché non riconosciute; anche poco prima di giungere in quel parco, siamo passati di fronte a un condominio che aveva incluso nel giardino un enorme porzione di acquedotto romano… non si può non costruire edifici per riguardo di questi ritrovamenti e così questo banale condominio convive con un patrimonio di importanza archeologica che se fosse altrove sarebbe invece messo in rilievo.

Non vedo l'ora di tornare a Roma.

21/10/17



Questa foto è stata fatta durante la "notte bianca" del 2012 a Venezia da Elena Tubaro - fotografa pordenonese che era capitata con un gruppo di fotografi di Instagram per immortalare i momenti salienti della serata.
Qui sono negli atelier della Fondazione Bevilacqua La Masa, a La Giudecca, mentre accoglievamo i partecipanti della festa. Mi ero proposto in un'ipotetica performance nel quale rivestivo i panni di un barbiere. O meglio, non sono e non lo ero neppure all'epoca, un barbiere, però era uno degli espedienti per raccogliere soldi per mantenerci a Venezia senza implicare direttamente il lavoro artistico che si stava facendo negli studi. Si trattava di un progetto sorto da vere necessità finanziarie e da un intento di guardare ai nostri ricordi, confrontando i pensieri miei e di un partecipante del collettivo Dirtmor. Sia io che lui (presente anch'esso come ospite della fondazione), infatti, avevamo riscontrato che i nostri padri, alla nostra età, aspiranti artisti, inscenavano delle idee e dei mestieri per poter arrotondare le entrate: fotografo per i turisti, coltivatore e, come in questo caso, barbiere.
Così noi, allora, replicavamo. Ogni azione doveva infine essere documentata, ma il progetto non arriverà a conclusione perché la persona che collaborava con me vi ha rinunciato. Precisamente, ha rinunciato a qualsiasi progetto iniziato durante il periodo di residenza alla fondazione, come pure deplorare quanto fatto in precedenza con il suo collettivo. E' stato uno strano scomparire… lo abbiamo anche ricercato, trovandolo infine impiegato in una boutique di San Marco; quindi anche con un aspetto ben diverso dal solito.
I suoi compagni hanno pure affrontato questa sorta di voltafaccia, inscenando un funerale. Non voleva essere una mancanza di rispetto, ma poter andare oltre all'assenza di uno dei componenti che risultava centrale in molte delle loro produzioni - oltre che personali esperienze.

Io non ho mai capito bene come giudicare l'accaduto, per me era un periodo prolifico e quindi non ho risentito troppo di un venir meno di un progetto, ma solo di un amico.

14/10/17



Stamattina ricordavo l'abitudine alla confusione di quand'ero più giovane. Ricercavo il caos, credevo nel disordine che portasse condizioni di fertilità. Sentivo di averne l'attitudine, anche al rumore; eppure ricercavo quelle specifiche atmosfere come se mi facessero invece stare bene. Mi portano pace. Come quando passavo tutta la notte fuori, con i miei amici, anche dieci ore di fila e poi me ne tornavo tranquillamente a casa a dormire; e al risveglio era come tutto azzerato. Una ricerca di sormontare stimoli per poter fare piazza pulita. Anni inconcludenti perché forse non capivo se vivere era la settimana lavorativa o il weekend trascorso come una vacanza.
L'immagine che ho scelto oggi, racconta proprio di questo, perché fa parte di una serie che prevede foto sulle quali vengono aggiunti svariati elementi per creare una nuova immagine dal sovraffollamento. E qui, dalla compressione o compresenza di molti soggetti, è come se si superasse la superficie e si raggiungesse l'opposto: la pace. A me, questa immagine, ispira infatti serenità. E altre, ancora più confusionarie, raggiungono pure meglio questo obiettivo.

In questo periodo, guardo a queste foto perché, per via dell'attuale situazione finanziaria, esco di casa poco spesso. Seppure provengono da foto di altri, sono souvenir anche miei. Le foto arrivano da stampe o pellicole trovate in case abbandonate o addirittura fra ruderi di edifici demoliti o fra i detriti buttati via delle case crollate. Era il periodo in cui realizzavo le foto dalle immagini che raccoglievo camminando in giro per la campagna.

07/10/17



Questa fotografia è uno di quei lavori che mi fa ricordare l'artista Luciano Lunazzi. Oltre al periodo di esecuzione, che coincide con il mio avvicinarmi al contesto degli artisti udinesi e così a Luciano, ricordo una idea di collaborazione che ovviamente non troverà realizzazione. Gli avevo commissionato di imbastire un secondo me, in scala reale, in cartone, da poter indossare come un abito o un'armatura.

Spesso ci capitava, io e lui, di condividere idee sui modi per guadagnare con l'arte, e le sue sono quelle che mi stanno aiutando a migliorare la mia situazione a riguardo… Poi il resto.

30/09/17


Uno spirito disteso su un lenzuolo. Di certo, ogni volta che vedo questa immagine penso al sogno, all'intera attività onirica; così distinguo una figura forse femminile e la percepisco come la compagna che mi abbraccia durante la notte. I colori chiari e le linee sottili che la riempiono le conferiscono una forma delicata, fragile e solo suggerita. E' perché me ne sono accorto che ho deciso di non continuare con l'idea di riempire la foto di altri elementi, e l'ho lasciata lì sul lenzuolo. E non so ancora se distesa o sospesa.
Questo lavoro l'ho realizzato per mostrare qualcosa di nuovo ai fotografi, ai curatori e ai galleristi con cui mi sentivo dopo averli incontrati al festival della fotografia dell'anno scorso a Arles. Però, seppure stavo facendo immagini che mi emozionavano, ho notato che erano un proseguimento di quelle che avevano destato il maggior interesse al festival; così le ho messe da parte per ricominciare qualcosa di nuovo usando solo foto provenienti dal mio passato. Quelle di questa serie sono frammenti di una pellicola trovata qualche anno fa, per terra, in una via periferica di Treviso e raffiguranti scatti ricordo di una vacanza al mare fra amici.

19/09/17


Aprire un hard disk è come aprire uno di quei cassetti dove si butta dentro tutto ciò che non è di immediato utilizzo. Passata l’estate, mi ritrovo con più tempo libero e guardando in uno dei miei hard disk, vi scorgo molti lavori fotografici che seppure importanti... sono stati messi da parte per la fretta di realizzarne altri ancora.
Da questa settimana, ogni sabato ne pubblicherò uno nel mio blog http://enzo-comindaybyday.blogspot.it perché ciascuno è un mattone che mi ha portato alla costruzione dei lavori più recenti...
La prima immagine che mostrerò sarà “Albergo al lago”, e sarà in esposizione da sabato 23 presso Villa Rubini Stringher
per l’evento WOODNESS & ART


Appuntamento, quindi, al vernissage
alle ore 18:00
sabato 23 Settembre 2017
Villa Rubini Stringher
Via Caterina Percoto, 19/a
Udine

e ogni sabato a seguire su: http://enzo-comindaybyday.blogspot.it

perché ogni mia immagine nasce dallo scambio tra più persone, in quanto proviene da fotografie di qualcun altro che costruisco nuovamente a seconda di quanto è più o meno forte l’usura della carta sulla quale erano state stampate.


27/11/16


Quest'estate, dopo essere stato in Francia, ho trascorso una settimana con Michele a Napoli. Anche se la città ha delle stradine dove le case danno l'idea di essere trascurate e c'è sporcizia, tutto si somma come un mosaico di immagini ben distinte e appassionanti. Ciascuno degli elementi che compone la "stradina" è un'immagine a sé stante e al contempo unita al resto; la cosa affascinante, forse unica, è che le immagini sono sovrapposte l'una all'altra con armonia - seppure trattasi di una strada sporca o comunque qualcosa che un turista ha l'abitudine di evitare...
Per il modo in cui realizzo le immagini fotografiche, è stato un grosso insegnamento che vorrei influenzasse il mio lavoro prossimo: una convivenza di molti elementi sovrapposti che sono in grado di mostrarsi appieno e in modo marcato senza apparire nascosti, parziali o poco chiari.
Lavoro alla scrittura di un film, dopo mesi la sceneggiatura è terminata. Sarà probabilmente un mediometraggio, iniziato guardando ai luoghi in cui abita Emanuele Franz e le nostre riflessioni insieme. A volte mi sembra che abbiamo simili punti di vista sulla realtà e ciò che non è realtà: lui li esprime con la parola e io in modo effimero e astratto con delle immagini; forse il film ne sarà una fusione.

Il film ha come protagonista anche la nostra regione, il Friuli, e penso che ci sia altro da scoprire nelle zone che ho meno esplorato. Per questo motivo, cerco di vivere in un alloggio, in affitto, in una qualche zona del Friuli; qualsiasi parte sarebbe un fuori programma, perché non ho mai immaginato effettivamente di decidere, desiderare di vivere nella mia regione - che per vari motivi ho sempre visto come punto di partenza e mai di arrivo... Ora sono vicino ai magredi, e da dicembre a Udine.

26/11/16


“La fotografia estesa” è la proposta di immagini fotografiche ottenute attraverso foto e pellicole non realizzate dall’autore. Come fotografo, Enzo Comin ha rinunciato alla produzione di nuovi scatti fotografici per lavorare a partire da immagini già esistenti e di cui si appropria. Per il progetto “La fotografia estesa”, Comin attinge dalle fotografie trovate nel corso degli anni per delineare il profilo di un totale altro. Partendo dal pressuposto che per “altro” si intende tutto ciò che non concerne l’identico a sé, lo si può immaginare come un processo per rappresentare la diversità nel suo significato più assoluto; anche non esistente o immaginata. Una sorta di linguaggio universale in quanto suggerisce elementi estranei all’autore ma che potrebbero essere riconoscibili da chi è totalmente altro da lui.
Se Comin è in grado di realizzare immagini che siano composte da elementi totalmente esterni da esse e da lui è perché ogni immagine già esisterebbe ed evidentemente è potenzialmente percepibile. Il punto di partenza di queste riflessioni è il riconoscere ciò che si vorrebbe fotografare nelle foto scattate in passato (anche in quelle di sconosciuti ritrovate per caso su una strada), come se ci fossero già abbastanza foto a rappresentare ogni cosa oppure che tutto sia già stato rappresentato. Infatti, nella sua professione, Comin replicava ad ogni scatto quanto era già stato visto – sia perché la foto testimonia quanto abbiamo sotto ai nostri occhi, sia perché è ogni volta una raffigurazione di una esperienza che rientra nel prevedibile, nel riscontrabile. Di conseguenza, egli smette di fare foto e il suo lavoro è un’iconografia trattata con immagini già vissute.
Il limitarsi ad immagini che già esistono, libera paradossalmente l’autore dal copiare e gli permette di far emergere qualche cosa di non visto, rimasto nascosto al momento dello scatto e che ora può scoprirsi e sorprenderci. Questo non visto, questo “altro”, non è nel semplice aggiungere o sottrare soggetti oppure nell’alterare la foto iniziale, ma nel dialogo tra questi elementi che compaiono o scompaiono e nel modo in cui le varie presenze sono tra di loro agganciate o sganciate. Pertanto, all’interno delle immagini ci sono dei componenti che in modo continuo si ripetono in ciascuna fotografia e che si possono evolvere in modo indipendente da essa come un ospite che si sposti a proprio piacimento da una foto all’altra.

In queste serie di fotografie rielaborate, la presenza umana è onnipresente perché per andare a fondo nell’alterità, lavorare sull’intimo è il modo più efficace: ecco che dai ritratti compaiono presenze aliene.

15/05/16

In questo periodo sto elaborando un testo con lo scrittore e caro amico Emanuele Franz. Sarà un soggetto che diventerà probabilmente un film. Il racconto è un allucinante viaggio, una poesia. Spero che coniughi il più possibile il suo ultimo libro, davvero molto interessante perché mi fa trovare punti di unione con diverse mie riflessioni che voglio usare per i miei progetti: "Le basi esoteriche della microbiologia".
Questo film è un esperimento di recitazione in cui il protagonista viene spinto a esternare sé stesso in un modo reale e passionale. Le persone che ne faranno parte, infatti, più che attori saranno complici in una sorta di performance artistica, degli istigatori grazie alla maschera della recitazione e all'assenza di una sceneggiatura rigida. Quello che si vuole fare, infatti, più che un film, è un nuovo modo di proporre un film. Un esperimento in quanto gli attori non sono al corrente delle varie possibilità di sviluppo della storia, seppure saranno coloro che ne decideranno la direzione.
Un particolare lungimirante è che per mettere in una forma concreta i pensieri sull'uomo, la filosofia, l'universo, la scienza contenuti nel libro, dobbiamo ricorrere alle immagini che si trovano in un suo poema di qualche anno fa, "Il risveglio del Gregorio", che mette in scena, evidentemente, degli uguali pensieri. I quali possono essere, quindi, rintracciati anche in altri testi e in altre forme. Già era successo nella mia performance di KRIPTOSCOPIA "L'ultima performance di KRIPTOSCOPIA" in cui abbiamo collaborato assieme.
Purtroppo, scopro che sarà difficile richiedere un finanziamento alla filmcommission del Friuli perché bisogna evitare scene di violenza, che nella sceneggiatura nostra, invece, sono presenti. (?)

Forse con delle scene di violenza interpretate da attori non professionisti si renderà delle immagini squallide, ma è di secondaria importanza. L'importante è che ogni emozione venga vissuta, analizzata, affrontata. Quando questo succede, allora tutto il resto va bene: sono depresso, vivo la mia depressione; sono felice, affronto la mia felicità e così via. Così saremo anche sicuri di non scimmiottare nulla. Probabilmente il film diventerà qualcosa di molto diverso da com'è sulla carta perché chi recita sarà più impegnato a tirare fuori, piuttosto, la propria paura di recitare quelle scene. E' pure questo che voglio.

27/04/16

In questo periodo in cui non ho nulla da fare, mi è capitato con più frequenza di buttare un occhio sui social e con noia ho notato che propongono i soliti contenuti di anni fa, quando ne ero un maggior utilizzatore.
Perché dovrebbero cambiare, visto che chi ne fa uso replica sempre le stesse cose?
Ora capisco quanto è azzeccato il termine profilo. Essendo un profilo, non posso che comportarmi per parametri ben delineati. Ad esempio, siccome internet lo sfrutto per l'arte quasi esclusivamente, su fb pubblico per lo più cose relative all'arte, e così via.
Le persone, quindi, sono identificabili con i contenuti che condividono e a loro volta si identificano tramite essi. Noto questa dinamica perché sono sempre interessato alla fotografia e il veicolo principale di questo genere di comunicare è l'immagine, piuttosto che il testo scritto. Qui mi interesso perché paradossalmente le persone vanno a comunicare un qualcosa che capita a loro, o descrivono come sono intimamente o le loro preferenze usando, nella quasi totalità dei casi, delle foto che non hanno fatto loro e non raffigurano loro, ma che provengono dalla rete. Un condividere foto che simboleggiano qualcosa e non rappresentano.
Vale a dire che la foto è un codice come una parola, un suono, una lettera dell'alfabeto che serve per comunicare attraverso il social, che è appunto il canale. Per dirci cose simili, mostriamo le stesse foto, addirittura scattate da qualcun altro e che usiamo perché a portata di mano. Non sono sicuro che sia da condannare o criticare come superficiale, questo mezzo di comunicazione, perché è la stessa dinamica della lingua orale e scritta; solo che si fa uso di immagini. Bisognerebbe, piuttosto, creare una cultura, un'istruzione riguardante le immagini, così che non ci si fermi al semplice e all'immediato e possano veicolare anche concetti più profondi di quelli che si riscontrano di solito; poter usare le immagini per poter parlare in modo più personale e originale di sé; comporre una poesia… Altrimenti, le immagini che uso sono intercambiabili con quelle di chiunque altro (ti presento un'altra persona al posto mio…): siamo destinati a Fahreneit 451 o al perfetto opposto?
La risposta sta nell'analizzare l'opinione diffusa che tutte le immagini che vengono condivise non vengono poi anche guardate. Tuttavia, non è che non vengano scorte, seppure molte sicuramente passano inosservate e sospinte oltre (nel "passato") dal flusso di foto, ma nel senso che non si tratta di immagini distinte. Cioè non si separano dal flusso e sono tutte in linea con uno stesso stile (come se l'autore, tra l'altro, fosse uno solo) e compongono la totalità di immagini che vediamo nel corso della nostra giornata passando così oltre come un dettaglio visto dal finestrino dell'auto in corsa. Quello che si vede dal finestrino è, infatti, sempre lo stesso, anche quando si attraversa un paesaggio mai visto prima; e infatti non captiamo queste foto come rappresentazione o analisi, ma ripetizione e copia.

Senza accorgercene si è già passati al quadro successivo.

17/04/16

Internet sta omologando a livello mondiale il modo di mostrare e quindi recepire un'immagine.
L'immagine è il canale da sempre utilizzato per facilitare il dare spiegazioni: si creano delle immagini -anche a parole- per rendere più chiaro un argomento. Quindi, è un canale privilegiato per portare informazioni in modo ampio verso gli altri - l'esterno. Avrebbe meno valenza usare internet per portare immagini dall'esterno verso l'interno per poter dialogare, come non sarebbe frequente una comunità che arricchisca il proprio linguaggio con immagini esterne dato che questo esiste già da secoli. Ecco che, allora, la comunità, anche nel piccolo, nel locale, è quella che si adatta ad un mainstream esterno, universale, per comunicare nel resto del mondo. Questo comporta l'adattarsi ad un'omologazione del linguaggio. Ma se la lingua parlata è protetta dal regionalismo e non ha esistenza in internet in quanto c'è principalmente l'inglese come lingua di scambio, le immagini invece vengono adattate e omologate a quelle già esistenti. Il mainstream di immagini, che figuro come un flusso che attraversa tutta la rete e sovrasta tutte le comunità, avrà di certo avuto un inizio; sarebbe ora di indagare per capire qual è stata la prima immagine.
E' il perfetto opposto della globalizzazione che è l'adattare al locale un prodotto multinazionale per così ricavarne una nuova fetta di mercato; creare un dialogo con quanto già esiste e favorirne la sua continuità per dare un senso di alternativa e novità al prodotto della multinazionale.
In conclusione, abbiamo un pubblico uniformato fenomenale che recepisce ed è in grado di leggere gli stessi segni, gli stessi codici: l'intera popolazione mondiale. Ancora di più, allora, e non solo in chiave filosofica o poetica ma pratica, l'artista deve pensare di proporre un'immagine che potrà essere letta dall'universo, quando sta realizzando un lavoro.
L'uomo è riuscito a creare con questo una sintesi totalizzante, ma ora questa obbliga l'umanità a delle regole precise nelle proprie azioni comunicative. Pertanto, l'immagine non deve essere più considerata come rappresentazione, ma anche come azione perché essa è realizzata attraverso uno standard dal quale ci si può scansare solo a rischio di dare vita a immagini non comprensibili.
In altre parole, è stata creata un'entità creatrice. Una forza superiore in quanto è uno statuto inviolabile; se violato forse non si fa più fotografia/arte, ma qualcos'altro.

Bisognerebbe ora capire per quale contributo optare: creare nuove immagini come se fossimo una divinità e quindi che si integrano e armonizzano al resto del creato con equilibrio e naturalezza, oppure crearne di illeggibili e inedite come un alieno e quindi che non si adattino all'ambiente e fungano da scandalo o da reazione (a mo' di rigetto).

16/04/16

Un'opera d'arte deve essere realizzata usando immagini autonome.
I lavori artistici che tollero a fatica sono quelli che presentano degli elementi (che sono/formano immagini) che per il modo in cui sono rappresentati, i materiali scelti o il soggetto, paiono comunicare direttamente al pubblico come se avessero una personalità manifesta. Il pezzo esposto al pubblico deve avere queste caratteristiche - ma qui intendo come se l'immagine avesse bisogno di uno spettatore per essere completa.
In altre parole, tollero a fatica l'immagine che viene accuratamente scelta o realizzata per compiacere il pubblico, come se ammiccasse o sorridesse, con la conseguenza di creare non un oggetto ma un soggetto. Ricordo una mostra in cui ho visto tutti i pezzi esposti con questa caratteristica: c'erano delle foto di crepe sul muro, ad esempio, e non erano fotografie innanzitutto, ma crepe sul muro, perché quelle crepe erano state scelte per degli aspetti particolari che le rendevano degne di essere notate; e questo era anche la finalità delle foto e del fotografo.
Poiché quelle crepe avevano caratteristiche che le rendevano particolari (avevano una personalità) e per questo erano state notate dal fotografo e così distinte dalle altre con uno scatto fotografico, non erano "naturali"; quindi non dovrebbero stare esposte da sole perché non comunicano nulla al di fuori di quel dare informazioni su di sé, farsi conoscere. Dipendono da un pubblico che ne prenda nota.
Perché l'opera d'arte funzioni, deve quindi essere formata da elementi autonomi; nei miei lavori io ne faccio uso: le fotografie. Uso precisamente foto che ho trovato e che appartenevano ad altri; non sarebbe la stessa cosa se utilizzassi immagini fatte da me. Una forza c'è nel realizzare un'immagine partendo dalla tela bianca e un'altra partendo da un'immagine esistente realizzata da altri e per un'altra destinazione: estrapolarne quindi alcune informazioni per una sua mutazione, un suo progresso. E' anche intrigante e più difficile, utilizzare immagini autonome. I lavori esposti in quella mostra che vidi, al massimo potrebbero essere considerati del materiale da utilizzare per realizzare delle opere d'arte.
L'immagine autonoma è un testo, quella non autonoma è un contesto. E' l'ambiente in cui l'opera verrà esposta a dover semmai trasmettere un'immagine non autonoma di sé, nel senso che non abbia una chiara personalità e riconoscibilità.
I lavori site specific, a contrario, fanno leva sul proporre un'opera che si rivelerà di non facile lettura solo perché inserita in un ambiente riconoscibile; o comunque che comunichi che ne è richiesta, una speciale lettura, perché lo spazio non ne avrebbe bisogno. L'opera d'arte, qui, conquista perché aliena.
Ammetto che sto riconsiderando il mio giudizio sui lavori site specific, il motivo è proprio perché non vengono letti come se fossero un'unica opera con l'ambiente circostante, ma sempre come degli elementi estranei all'interno di uno spazio che viene compreso senza alcuno sforzo, all'istante e quindi è, in generale, indipendente.
Per questo motivo, non trovo che bisogna cercare nuovi modi di proporre l'arte ma nuovi modi di farla.
Come un nuovo inizio, piuttosto, le opere dovrebbero essere esposte su una parete bianca, cercando l'essenza; piuttosto che pensare al site specific, bisognerebbe ispirarsi alla pinacoteca.

30/03/16

Mi candido a vari bandi, che evidentemente non leggo fino in fondo. Non potrei mai arrivare in tempo in Uruguay.



Estimado,

Este correo es para informarte que has sido seleccionado para el Portfolio Review de SAN JOSE FOTO 2016.

El mismo se llevará a cabo el día sábado 09 de Abril a las 9 hs - puntual -, en las instalaciones del Club Social San José, en San José de Mayo.

Necesitamos que nos confirmes tu participación antes del viernes 01 de Abril a las 18 hs. De no recibir tu confirmación de asistencia tu lugar quedará libre para otra persona.

También necesitamos que nos envíes tu preferencia de 5 revisores - recuerda que no podremos cumplir con los deseos de todos y en caso de que los revisores que has elegido no tengan más lugar te ubicaremos con otra persona-.

En un momento estaremos compartiendo la lista de seleccionados en nuestra web y redes sociales

Esperamos tu confirmación.

FELICITACIONES!

El equipo de SAN JOSE FOTO

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SAN JOSE FOTO I www.sanjosefoto.uy

05/03/16

Vivo a Londra da quasi un anno. Sono tornato in Italia per alcune questioni personali che mi hanno anche costretto a declinare l'invito a prendere parte ad un workshop di Viafarini con l'artista Christian Nyampeta, per la settimana prossima, finalizzato alla realizzazione di una nuova performance. Mi rifarò alla prossima occasione.