06/09/21

L'autosciamano appare

L’autosciamano è stato presentato attraverso una performance che ho realizzato con l’artista Manuel De Marco. 

La ricerca artistica di Manuel De Marco parte dal corpo e dalla sua relazione con lo spazio circostante. Le forme d'arte che predilige sono la pittura e il video, nelle quali esprime in maniera differente ma concettualmente simile la sua ricerca attraverso il movimento nello spazio. Video e pittura sono accomunate dall'utilizzo dello stesso corpo come medium espressivo: da un lato Manuel filma il suo movimento, dall'altro lo imprime tramite le sue stesse orme, congelandolo in un gesto. La riflessione che scaturisce dal suo lavoro è sempre basata sul confronto fra la sua presenza di individuo nel mondo e il mondo stesso, visto come alterità. Un tentativo di ricavare spazio attraverso il movimento per distinguersi, ma allo stesso tempo entrare a far parte del tutto, nel continuo mutamento dell'esistenza.

Infatti, io e Manuel abbiamo compiuto un’azione, ma in realtà le azioni sono state tre perché c’era una terza presenza: il luogo che ci ha ospitati. Nessuno dei tre, però, era il protagonista, questo fantomatico personaggio chiamato “autosciamano”: lo era meravigliosamente la convivenza di tutti e tre. E questo non per mettere al centro l’unione o la fusione, ma l’incontrario: l’indefinito, l’indefinibile che diventa infinito e assoluto, si invera in questo autosciamano che si può incontrare solo nella complementarietà di più attori. Come a dire che per potersi palesare, un autosciamano non può apparire in una sola figura ma più di una; o meglio: quando una è presente, l’altra è assente, quando una scompare, l’altra la sostituisce, una va alla ricerca delle orme dell’altra che disperde dietro di sé senza accorgersene… 

Già ho avuto modo di parlare dell’autosciamano e anche di invitarvi a diventarlo perché significa oltrepassare limiti che si è abituati a considerare invalicabili, a favore di una libertà totale. La quale non sta a indicare sfrenatezza, ma un essere liberi dal doversi per forza fermare all’interno delle definizioni, anche di sé. E una performance è un po’ come un rituale nel quale si focalizza una certa intenzione e se ne concretizza la sua capacità di trasformare: nel mio caso, quindi, la perdita di barriere e identità. Una performance, allora, non è solo rappresentare un’immagine con un’azione; infatti, più tardi, dopo averne ancora parlato con Manuel, me ne sono andato e scopro che non ho più il mio portafogli. Rubato, smarrito? Quel che è certo è che da allora, da vari giorni, sono senza i miei documenti d’identità, sono a tutti gli effetti… irriconoscibile.



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