25/01/14


"Non ha l'ottimo artista alcun concetto 
ch'un marmo solo in sé non circoscriva 
col suo soverchio, e solo a quello arriva 
la man che ubbidisce all'intelletto."
(Michelangelo Buonarroti, Rime 15)

L'arte visiva è una forma che viene mossa da immagini. Proprio come "la musica è una forma che viene mossa da suoni" (Eduard Hanslick).
Noi percepiamo il mondo esterno con i sensi e sempre riferendoci a essi esprimiamo anche il mondo interiore. L'immagine è la lingua in cui è tradotta l'arte visiva. Ma quante possono essere le immagini? In teoria ne possiamo formare di infinite, perché come in matematica, fra due grandezze vi si possono trovare infinite frazioni. Nel caso delle immagini si parla di luce, ed è per questo che il più affidabile testimone visivo è universalmente considerato la macchina fotografica, la quale appunto trasmette un'immagine semplicemente impressionando la luce su un supporto.
Non potendo tecnicamente ospitare infinite possibilità di luce, e quindi di immagini, la macchina fotografica è stata tarata su luminosità riconoscibili. Queste luminosità sono però quelle legittimate dal costruttore; e se io modificassi la fotografia al punto da ottenere vie di mezzo bandite, come sarebbero le immagini? Fuorilegge.

Effettivamente, se avessimo ulteriori sensi oltre ai cinque, potremmo conoscere la realtà in modo più approfondito. C'è, ad esempio, un altro aspetto dell'arte visiva che ho appena sopra spiegato: non è ferma (o unica), quindi ci può essere una fotografia che si può presentare instabile. Forse così, comunicherà in un modo nuovo ai nostri sensi, perché se l'immagine non è immediatamente riconducibile ad un istante fermato e subito riconoscibile allora ai nostri sensi, è offerto qualcosa di eterno.
Eternità proprio perché vado a produrre con quelle luminosità ignorate, quel lasso di luce, fra me è il soggetto (della fotografia), che è appunto molto più che ampio: infinito. Così, ritornando al paragone iniziale con la musica, fra una nota e un'altra vi sarà sempre un suono intermedio, una diversa vibrazione e così infinite loro... combinazioni.
La fotografia è un patrimonio di possibilità inesauribili. Chi è il fotografo creativo? Colui che individua all'interno di queste combinazioni un significato giusto. 
Però non solo calcolo combinatorio, ma sempre anche, allo stesso tempo, principio di indeterminazione; perché non lo si può immaginare in anticipo, l'esito finale; ed è per questo che alla fine devo sempre trattare in modo analogico e poi manuale le immagini fotografiche.
L'immagine, la fotografia c'è già, forse allora il fotografo non la crea, ma deve appunto trovarla cercandola fra le combinazioni di luce. Non ci dà qualcosa di nuovo, ma ci dà la possibilità di riconoscere qualcosa che c'era già ma non lo avevamo mai provato a vedere. Come Michelangelo che vedeva la scultura già nel grezzo blocco di marmo che avrebbe quindi dovuto "sollevare" come un soverchio per farla emergere...

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