Ho passato l'intera giornata con
il buon amico Davide, per dargli una mano in uno dei suoi ingaggi come film
maker. Principalmente mi sono occupato della scansione di alcune foto, che poi
ho sistemato con Photoshop. Mi fa piacere quando posso applicare le mie
conoscenze ed esperienze; in effetti, è stato esattamente il lavoro che faccio
quasi tutti i giorni, tutto il giorno, per le mie immagini... Siamo stati per
l'intero lasso di tempo in una fabbrica, per la quale, appunto, bisogna
preparare dei video promozionali e documentativi. E' stato inaspettato il
sentirmi estraneo a quell'ambiente: ho sempre preferito definirmi prima di
tutto un operaio che un artista, eppure non faccio più parte di quel mondo. Da
tener presente che se trovassi un lavoro in fabbrica, farei l'operaio, vista la
mia attuale necessità di entrate.
L'aria stessa, non mi era più
familiare; nel reparto verniciatura sentivamo un'irritazione ai polmoni,
l'abbiamo percepito, non si poteva evitare. Gli operai ne sono abituati,
anch'io quand'ero in fabbrica sarò stato abituato a qualche tossicità.
Ci si abitua a tutto, la cotenna
dell'uomo è forte, tutto passa; uno può restare in fabbrica tutta la vita, ce
la potrebbe fare, seppure quell'ambiente consuma il corpo, ti smangia sia
dentro che fuori. Mi prendo la libertà di dire una cosa simile perché l'ho
scoperto in prima persona, non l'ho intuito guardando le facce.
Tutto si può tollerare, forse di
intollerabile c'è solamente questo; tutto, dopo un po', va fuori fuoco. O
meglio, ci si rassegna, perché so che molte cose che mi hanno fatto male, fino
a credere che non sarei mai giunto a sopportarle, non le dimentico. Il problema
è che l'uomo è effettivamente in grado di sopportare di tutto, e il non
farcela, il sentirsi straziare o vincere da un sentimento, il patire, sono
invenzioni, forse per condividere il modo in cui fanno tutti, sentirsi umani.
Il comportamento umano, quindi, le reazioni umane, proprio quelle che
consideriamo più vere come l'emotività, la passione, il vivere con ardore un
sentimento e il dolore, sono costruzioni, convenzioni sociali. Il vero uomo non
ha di questi impianti: sono imprinting; il vero uomo è disumano.
Può essere che oggi sia
nichilista o solo severo con me stesso; di certo rifletto su queste due
modalità: forse tutti siamo doppi. E' così facile, infatti, cadere in
contraddizione. E' così facile, per questo, che non si possa reciprocamente
fidarci fino in fondo. Oppure, sono solo io così e se mettessi in scena
soltanto uno solo di questi modi, potrei cambiare qualcosa nella mia vita, come
apparire affidabile o costante. Non mi meraviglio che questi pensieri mi
vengano oggi che ho visto la fabbrica, perché mi ha fatto entrare in contatto
con l'altro me stesso, quello che una volta era disciplinato, aveva un lavoro e
un salario. Ed ugualmente, era allo stesso momento anche l'opposto. Mi viene in
mente questo ragionamento proprio oggi, che pensavo che comunque io sia,
finisco sempre per contraddirmi e rimanere da solo.
Nessun commento:
Posta un commento