La fotografia deve essere
un'immagine adoperata. Ovvero, deve avere un aspetto di oggetto usato senza
alcuna traccia di nitore. Le foto sono sempre esistite come souvenir che le
persone si portano appresso lungo la vita, quindi è bene che trasmettano questo
senso di usura. L'immagine "più fotografica" è pertanto quella che
mostra consunzione o filtri come le vecchie foto oppure la stampa grossolana su
un quotidiano.
Questo mette in scena il
paradosso che secondo me sta nel cuore della foto e che è al centro pure della
mia ricerca. Precisamente, la foto è foto quando non è chiara (a causa della
consunzione o della mediocrità della qualità) eppure la sua funzione è in
teoria quella di essere chiara. Specialmente se si considera che in conseguenza
a questa funzione ha sostituito la pittura.
Quello che intenderei fare è
esporre due copie della stessa foto, di cui una è preservata in modo scrupoloso
come si fa con le piante o gli animali imbalsamati al museo e l'altra
successivamente alla sua fruizione nel corso di una vita. E quindi consunta,
maneggiata. Quelle che sto producendo in questo momento, sono immagini che
contengono entrambi questi aspetti in un unica composizione.
Quindi, abbiamo due punti che
entrano in contraddizione: la funzione della foto, che la pretende e la produce
nitida per poter trasmettere la realtà in modo pulito, e la sua esistenza, che
la pretende e la produce spuria, conseguenza dell'uso. Nessun'altra arte è
così, non trovando contraddizione: la scultura del Michelangelo o del Canova, seppure
di marmo ti suggerisce che la superficie del soggetto rappresentato sia morbida
e consistente come la carne; la pittura testimonia ma mantenendo presente
quello che fa la pittura, cioè l'interpretazione del pittore. La fotografia,
invece, si porta appresso questa dicotomia perché è nata non pensando all'arte,
è nata come oggetto di uso quotidiano. Il fatto di pensarla come medium
artistico è conseguente al suo essere immagine; cosa che potrebbe essere
equiparata alla filatelia o alla numismatica, eccetto per una capacità che la
distingue da tutto: l'immagine la puoi produrre da te. E questa produzione
avviene in modo automatico e istantaneo, con una macchina, senza cioè lo studio
e l'applicazione dell'arte o della scultura ma con il semplice premere un pulsante.
Allora, forse, la fotografia non
è arte ma lo è semmai l'uso che se ne fa. L'arte della fotografia non sta nello
scatto ma nel modo in cui si utilizzerà il prodotto di quello scatto.
Ovviamente non è (sempre) così, perché può esistere un'intenzionalità nel modo
in cui fare lo scatto; ma non nasconde che la natura della fotografia non è
quella artistica, e quindi paradossalmente non è di essere contemplata, ma di
uso quotidiano, quindi è di essere usata.
A causa di queste riflessioni, se
dovessi guardare all'attuale produzione nella fotografia non vi troverei alcuna
direzione. E' un errore o diventa qualcos'altro quando lo scatto fotografico
viene stampato ed esposto allo scopo di essere contemplato. Ma essendo la
natura della fotografia contenente un paradosso, è inevitabile che essa non
possa suscitare un'ambizione decisa. Voglio che con il mio prossimo lavoro, che
è gestito anche da queste riflessioni, si possa finalmente affermare: ecco
questa è la fotografia; e allo stesso modo che si possa affermare: ecco questa
foto non è una foto. -perché soppesa ed equilibra entrambe le forze-
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