11/11/17

PERCEPIRE LA REALTA' NELL'ESPERIENZA VISSUTA O NELLA FOTOGRAFIA DELL'ESPERIENZA VISSUTA?



La caratteristica antropocentrica della fotografia è amplificata nella sua possibilità di far ricordare, preservare il soggetto dalla morte. Aiuta ad accettare il passare del tempo e far rievocare chi ci ha lasciati. La fotografia, qui, prende il posto della persona deceduta; come un regnante del passato che viene sostituito con la presenza del suo dipinto realistico, o il Faraone con dei simulacri di terracotta e la mummia…
Ma non è finita: oggi, tramite l'uso di massa della fotografia e l'immensa mole di foto della quotidianità di ciascuno che viene caricata in internet, la fotografia va a sostituire la vita stessa. Una replica che è qualcosa di più, quasi una neutralizzazione della quotidianità: scompare diventando neutra con quella di tutti gli altri che caricano foto nello stesso contesto…
Scopo di performance come quella illustrata da questa foto (scattata dalla fotografa Lara Trevisan durante una passata edizione del festival "Orchestrazione", Portogruaro -Venezia-), è appunto creare invece un corto circuito. Innanzitutto per chi è testimone dell'azione, e poi per chi avrà a che fare con simili immagini.
Il mostrare qui una via verso qualcos'altro comporta una difficoltà di interpretare il contesto più per chi è testimone indiretto che per chi era lì presente. Il primo, infatti, deve in aggiunta anche trovare un senso a ciò che la rappresentazione sta mostrando perché la foto rimane per sempre e si sostituisce inderogabilmente all'evento; mentre il secondo assiste tutto in modo effimero.

Deve essere come camminare nella nebbia, ma quello che la foschia non permette di distinguere bene non sono le cose più confuse che invece emergerebbero, ma quelle più quotidiane, ovvie.

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