29/06/20


A volte, quanto vado a cena da amici, si parla un po’ di spiritualità stimolati dall’imminente uscita del mio libro VANGELO PRATICO. Tuttavia le discussioni spesso si concentrano sul tema della religione deviando dal fulcro. E il fulcro è appunto un aprirsi a qualcosa di infinitamente più grande di noi: se si rimane all’interno di quanto può essere stabilito dall’uomo, come trovarci l’infinito?
Ovviamente, non si afferma di essere contrari alle religioni, ma si vuole far notare come ci si abitui a un approccio virtuale a quanto desideriamo veramente e ci appassiona, invece che perseguirlo in modo diretto. Nel caso della spiritualità, ricercare degli intermediari e delle interpretazioni al posto di incamminarsi seguendo il proprio intuito. Così, ci si focalizza a criticare i presunti errori della Chiesa nel corso dei secoli, a ricordare le proprie negative esperienze con i sacerdoti, a osservare quanto è stato bistrattato e alterato il Vangelo, invece di intraprendere un viaggio verso la Verità, si finisce per analizzare il perché nella nostra società tale ricerca sia ostacolata. 
Ma se fosse vero che credi in tali ostacoli, perché non usare questa credenza per riconoscerli, scantonarli e procedere in libertà? E fare così non potrebbe addirittura essere valido per qualsiasi cosa che si consideri limitante?
L’esempio perfetto è il gioco del calcio perché i tifosi spendono un’enormità di tempo e energie per spiegare il perché la propria squadra del cuore sia la migliore. Essi arrivano a bisticciare o a farsi la guerra per caldeggiare le proprie opinioni su come è andata una partita o come si sono comportati i giocatori. Amo ascoltare una stazione radio che parla solo di calcio perché le persone discutono delle partite con tale penetrazione e profondità da rasentare sfumature filosofiche e astratte. E in tutto questo, mancano di fare l’unica cosa che dovrebbero fare come amanti del calcio: giocare.

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