25/06/20


I concetti che si possono esprimere in modo diretto con le parole o quelli intuiti dalle immagini di un’opera d’arte non sono strumenti per descrivere l’immensità (più o meno efficaci). Non sta in quelli, cioè, la chiarezza, la rivelazione perché l’immensità non la si può inscrivere in qualcosa che invece è intrinsecamente limitato. Come la mente.
Le parole del mio libro oppure le fotografie dei miei progetti artistici sono quindi il simbolo attraverso il quale l’immensità si può (solo) suggerire: il feticcio. Quindi, al di là della forma in cui viene presentato, è sempre lo stesso feticcio, e se non fosse feticcio, non sarebbe utilizzabile e pertanto… non potrebbe creare, inventare, celebrare.

Nessun commento:

Posta un commento