05/10/22

RIMANERE IN PAUSA FINCHE’ NON CI SI SCOPRE ELETTI - IL GIORNO DELLA SALVEZZA capitolo 8

Qui di seguito l'ottavo capitolo del nuovo libro che ho scritto 

IL GIORNO DELLA SALVEZZA

che è il diretto seguito del Vangelo Pratico, edito da Anima EdizioniSpero così di fare cosa gradita a coloro che desiderano conoscere meglio il Vangelo Pratico e sapere come continuano gli approfondimenti. Attendo i vostri commenti e le vostre opinioni, anche in privato.


RIMANERE IN PAUSA FINCHE’ NON CI SI SCOPRE ELETTI


Non c’è una parte della popolazione salva e un’altra che non lo è. Alcuni destinati a conoscere come crescere verso l’alto, mentre altri a ignorarlo. Ugualmente, si sbaglierebbe a immaginare una percentuale di noi che è eletta a qualcosa di speciale e il restante non è eletta.
Le tradizioni filosofiche in Oriente vengono impartite spesso attraverso frasi senza senso che il maestro propina all’iniziato. È arrivata fino ai giorni nostri la memoria di lezioni scandite da domande scaturite da ragionamenti illogici che obbligano a pensare senza regole fisse se si vuole tentare una risposta. Non si manca di rispetto alla sapienza che proviene dall’Oriente con una simile descrizione, anzi: è sicuramente un modo di insegnare che ha un profondo fondamento. Tale modalità obbliga il discepolo a lasciare che la propria mente e così la propria capacità di giudizio vengano messe all’angolo in favore di un’apertura che deve andare in cerca di altro, oltre la mente, per seguire le parole del maestro. È così che senza che se ne accorga, l’iniziato diventa cosciente di quanto il maestro voleva mostrare. Risultato che non avrebbe mai ottenuto se fosse stato invece spinto a usare ragionamenti mentali che fruttano solo se attingono a informazioni che già si conoscono.
Nel maestro di questo nostro esempio non c’è ovviamente nessun intento capzioso, piuttosto la convinzione che proprio sfasando l’attività dei pensieri qualcosa di più grande avrebbe agito. Pure sulle persone che sta ammaestrando alle quali evidentemente doveva indicare un punto di vista sulla realtà impossibile da scorgere per mezzo del consueto senso comune.
Ed è un po’ per lo stesso motivo che dobbiamo prendere coraggio e accettare di porci di fronte all’illogicità che si trae dalle Sacre Scritture. Così, il nostro accogliere l’affermazione che tutti gli uomini sono salvi è come asserire che tutti siamo eletti. Ci si può addentrare in una simile contraddizione con la visione metaforica di uno Stato, per governare il quale si candidano tutti i suoi abitanti. Tutti quanti sono eleggibili e tutti ricevendo un voto, il proprio, al giorno delle elezioni, vincono la candidatura.
Nel Paese del nostro esempio, ci sarà un governo a cui presiederà e concorrerà alla sua amministrazione l’intera popolazione. Fuori dalla metafora, si ribadisce innanzitutto che la preparazione all’elezione e al governo è la pratica del Vangelo. È con essa, infatti, che ci si “dà il voto” e si “partecipa al governo”. Così, non praticando il Vangelo o ignorando la dinamica generale qui presentata con un esempio politico, si finisce per restare volontariamente fuori dall’elezione e quindi dal compartecipare al tutto.
Allora, non è Dio che elegge alcuni invece di altri: è il singolo individuo che, con la propria vita, prende parte o si astiene dalla creazione e dalla salvezza. L’eletto è l’intera umanità, sta poi al singolo decidere cosa fare dell’opportunità offerta di prendere posto.
Nella Bibbia, è esposto che ci saranno eletti che svieranno dalla retta via, altri che non se ne avvicineranno neppure. Questo non dipenderebbe allora da un arbitrio esterno, ma personale. Sta all’individuo dare credito a chi riferisce della possibilità di unirsi al tutto o a chi lo convince che ci si deve accontentare di una vita conclusa nel ricercare solo di appagare i propri desideri.
L’umanità è incontrovertibilmente eletta, ma solo quando il singolo individuo lo scopre, se ne accorge, lo ricorda. Altrimenti, che differenza passa tra la sua esistenza e quella di una qualsiasi altra creatura che trascorre il tempo dedicandosi a soddisfare i propri desideri? Il concetto di tempo viene scardinato in quanto l’uomo è eletto da sempre, per sempre (eternamente) e finché non lo scopre e lo diventa egli rimane sospeso. Il tempo per lui è come fermato in un continuo ripetersi fino a che egli non passa oltre. La ripetizione di cui parliamo è di una vita segnata da desideri di miglioramento e anche da una eventuale concreta ricerca di migliorarsi che non portano al progresso sperato.
Si potrebbe far passare questa affermazione con la similitudine di un incontro sportivo. L’esistenza terrena e il tempo percepibile in tale dimensione è come l’allenamento per prepararsi alla gara. Più ci si allena e più cose si imparano su di sé come giocatore e sul gioco, e anche maggiore è il tempo che passa; tuttavia, è solo preparazione e simulazione. Il vero incontro, il vero gioco avverrà solo quando si scenderà sul campo, si interromperà l’allenamento.
Nel vero è proprio gioco c’è la vita concreta dove ogni cosa appare nella sua autenticità. E ciò senza alcun modo diffamare il periodo di vita trascorso come allenamento e quindi approssimazione del reale. Piuttosto, un essere cosciente di entrambi i punti di vista ed esperienze. Infatti, come chiarito in vari punti, e qui utilizzando i nuovi termini che stiamo introducendo: l’eletto è una persona qualunque, che vive in un modo qualunque. Eletto, come scritto poco sopra, è chiunque, lo siamo tutti ma uno lo diventa effettivamente quando si comincia a convincere di esserlo.
Se si analizza l’intera umanità nella definizione elettiva, si conta un solo eletto: l’umanità stessa. Sarebbe come, per fare un esempio comprensibile, se l’umanità fosse un’unica persona: l’eletto. Prescelto dal Padre e di Lui rappresentante, indipendentemente dalla scelta individuale, abbiamo rinvenuto. E ciò viene vissuto quando lo si scopre e ci si convince, altrimenti il messaggio non arriva e l’opportunità va a vuoto. Va a vuoto quando si interpreta tale elezione e quindi il rapporto con Dio su un piano umano e non sul piano dell’eternità. Nell’esempio che abbiamo fatto: studiare e prepararsi alla gara sportiva non considerando il vero e proprio gioco e l’effettivo campo da gioco, e limitarci alla simulazione dell’allenamento e al campo dove ci si allena che è replica di quello ufficiale.
Vivere l’elezione tenendo conto dell’infinito e dell’eternità significa individuare se stesso come portatore di una vita che soverchia il proprio essere un essere umano. E pure tutto il resto che si è al di fuori di essere un eletto: un coniuge, un figlio, un lavoratore, un appartenente a un gruppo invece che a un altro, ecc. Allora non c’è un limite, una caratteristica dominante o una collocazione: si è ogni cosa, si è l’universo intero.
In una persona c’è un seme che gli permetterà di unirsi a tutto perché egli è il tutto. Egli è salvo, è un eletto dall’eternità e per l’eternità perché è già l’eternità, anche quando non lo sapeva di essere. Prima di scoprire la salvezza, egli era già comunque salvo; anche se per scoprirlo ha dovuto prima convincersi del contrario.
Come può un essere umano essere eterno? Per via dell’assenza di divisione all’interno dell’universo. Si potrebbe spiegare come se l’universo finito e materiale percepibile con i sensi sia poi sovrapposto a un altro che sia infinito ed eterno e quindi caratterizzato dalla mancanza di limiti e confini. C’è quindi come prerogativa che tutto sia possibile, finanche la compresenza dell’universo finito e materiale che permetterebbe la possibilità ai viventi di questi universi di fare anche le esperienze finite e limitate. Quando gli spiriti fanno tali esperienze allora possono scoprire (o ricordare) di essere in realtà (anche) infiniti ed eterni.
Essere infiniti ed eterni vale a dire essere Dio: questo il nesso per cui l’umanità è eletta da sempre e per sempre. Essa è Dio: l’uomo e Dio sono la stessa cosa. Come già precisato precedentemente, ciò non equivale a essere tutti noi degli dèi, ma essere tutti parte di Dio. Proprio come tutti gli eletti non solo lavorano per il governo e governano, ma conformano il governo stesso.
Inoltre, se io sono integrante e costitutivo di Dio, allora tutto di me è Dio. Ogni cosa è il Padre, io non faccio eccezione e così pure l’ambiente in cui vivo. Addirittura le esperienze che mi capitano, sono Dio, e le mie emozioni, le mie intenzioni; i miei stessi pensieri, i prodotti della mia mente e quanto posso creare. Di nuovo, queste riflessioni non sono per arrogarci una posizione superiore rispetto a chi non fa simili constatazioni o al resto del creato, ma semplicemente per illuminare che qualsiasi cosa percepiamo dentro e fuori di noi è Dio. Non ne siamo in nessun caso separati e, oltretutto, non possiamo avere termine o delimitazione con la fine e i limiti di una vita terrena.



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