29/03/14


"A te piacciono di più i cani o i gatti?"
la mia nipotina, chiacchiere davanti alla tv


Per la centesima volta ho assistito ad una di quelle discussioni che mettono in competizione o in confronto la fotografia digitale con quella analogica. In realtà, sono due cose fortemente distinte, già il fatto che una volta la fotografia a pellicola veniva semplicemente chiamata fotografia, mentre oggi bisogna aggiungere il "neologismo" analogica, lo dovrebbe far capire: non è più unica.
(Sarebbe come fare preferenze o comparazioni fra affresco e dipinto dato che sono entrambi pittura.)
Così, avendo notato che siamo nel 2014 e ci sono ancora di questi discorsi, riporto qui di seguito la mia opinione una volta per tutte.

La fotografia raggiunse livelli interessanti di qualità già nel diciannovesimo secolo, e i pionieri di questa nuova arte non faticarono nel farla conoscere. Da allora, e per molto tempo, fu considerata come una sorta di variante della pittura o meglio come se si trattasse di una nuova tecnica per dipingere. Una cosa normale per il fotografo era addirittura, se necessario, considerare il pennello per eventuali ritocchi della stampa fotografica o colorare il soggetto ritratto perché la pellicola a colori sarebbe stata inventata il secolo successivo.
Ai giorni nostri le due arti non si mettono in comune in modo così diretto, ma all'epoca la pittura stava vivendo il trionfo del realismo e la posa fotografica permetteva una rappresentazione più sicura della realtà, impossibile da raggiungere per mezzo della pittura. Non ci si può allora meravigliare che al momento dell'arrivo in commercio della prima macchina fotografica alla portata di tutti, i pittori affermati come Delaroche dichiaravano sconsolati: "Da oggi la pittura è morta".
Potrebbero essere stati questi fatti a spingere autori come Delaroche a riprodurre nelle proprie tele i personaggi irraggiungibili dalla macchina fotografica, cioè quelli vissuti nell'antichità. Invece, la fotografia testimonia un soggetto, un evento precisamente come appare, così da renderlo eterno, che non possa mutare: il soggetto, con uno scatto fotografico, diventa senza tempo.
A differenza che nella pittura, è su una fotografia che un soggetto si può rivedere e quindi ricordare così come esattamente era al momento dello scatto. 

Con l'utilizzo odierno della fotografia, il digitale ha fatto accadere un ulteriore cambiamento. Il soggetto lo si può rivedere già un secondo dopo lo scatto fotografico e quindi, la foto non avrebbe più la funzione di far ricordare, perché non abbiamo bisogno di una foto per sapere com'era il mondo un secondo fa. Infatti, le tante foto digitali che facciamo, vengono spesso per lo più accantonate. Questa nuova immediatezza permette alle persone di realizzare ritratti in un modo che non gli era mai stato possibile, proprio come era successo nell'Ottocento con il sorpasso della fotografia sulla pittura. 
Come allora i pittori confusero la novità della fotografia con una nuova tecnica pittorica, oggigiorno non bisogna confondere il digitale con la fotografia di una volta. La fotografia digitale non è migliore di quella più lenta e ingombrante prodotta con la pellicola, ma esse sono due cose differenti proprio come avrebbero poi scoperto i nostri antenati comparando la pittura e la fotografia. La fotografia digitale è un qualcosa d'altro, che ancora non ha nome, ma che ha il potere di rappresentare la realtà in modo fedele e immutabile ma al tempo stesso transitorio, precario, instabile. Per la prima volta, come neppure i pionieri della fotografia avrebbero immaginato, il soggetto fotografico smette di avere il valore di simbolo.

La fotografia digitale e quella analogica finiranno di essere in contrapposizione quando i fotografi impareranno le regole di questa nuova "frontiera" artistica, proprio come è successo con la pittura e la fotografia stimolando poi il cambiamento della produzione artistica del xx secolo. Consapevoli di ciò, possiamo affermare allora che come è accaduto fra pittura e fotografia, grazie al sorpasso del digitale sull'analogico, l'analogico può essere sperimentato in un modo totalmente nuovo. Questo modo è: staccato dal compito di essere universale, "testimoniale", neutro; cioè con esso l'artista può apportare dei segni propri, mettendo sé stesso al centro dell'opera e non più il soggetto: creare il segno personale, divenire egli simbolo (ripeto: come è accaduto alla pittura nel xx secolo a causa del sorpasso o convivenza con la fotografia).
Piuttosto, a questo punto, le domande da porsi sono allora: è possibile considerare con il termine che abbiamo sempre utilizzato per indicare la fotografia, un'immagine che appare identica all'originale anche se replicata quante volte vogliamo?; e riflettendo su questo e notando che a dispetto di tutto ciò la fotografia non è più visibile, cioè come oggetto tangibile, possiamo ancora considerarla fotografia? e in campo artistico non potrebbe essere più corretto farla rientrare nella net art piuttosto che nella digital art, dato che un'enormità di foto esistono, sono viste, esposte, trasportate (trasferite) e commercializzate prima ancora (o senza) l'essere stampe?; in riferimento a ciò, ad esempio tenendo conto che solo su facebook sono presenti centinaia di miliardi di foto, possiamo considerare la foto stampata un qualcos'altro oppure un prodotto d'elite o semplicemente anacronistico (si legga inutile) come il cinema o la televisione per la visione dei film?; se l'immagine è un prodotto digitale (proveniente da una elaborazione di dati), è ancora una "mia" fotografia oppure è il prodotto visivo di una macchina?, specie se ci si accorge che la fotografia non testimonia più esclusivamente quello che vede il fotografo ma funge da organo visivo di un enorme numero di macchine e tecnologie che abbiamo in casa o in cui incappiamo quotidianamente... La cosa affascinante è che le macchine in realtà non vedono, ma riscrivono l'immagine in un codice per poterla capire, quindi concettualmente la tecnologia adoperata fa un salto all'indietro bello grande rispetto a dove ci aveva portati l'invenzione della fotografia!

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