02/03/14


Nella raffigurazione astratta c'è un'esistenza che si muove, che progredisce, non è un'immagine fissa, che definisce. Da essere considerata, paradossalmente, d'impossibile raffigurazione. E' più che assurdo, è ignoranza. Intesa in non sapere con cosa avrai a che fare, in che modo le forme si trasformeranno durante la lavorazione, camminare nella nebbia.
Nell'ignorare c'è l'improvvisazione, la mobilità, quindi la vita. Dà leggerezza, infatti. Quest'arte è una relazione con lo spirito, cercando la materia. Infatti devo ricordarmi che per le composizioni utilizzo pezzi di foto o stampe intere, di conseguenza emergono in ciascuna dei soggetti riconoscibili. Questo è creare delle forme, e le foto sono dei pretesti per partire da una parvenza di precisione. Insomma, è armonia che può (deve) emergere nello storpiare la realtà.
Usare le fotografie significa ospitare le mie visioni in mezzo agli altri, farle comparire sotto gli occhi di tutti, perché le foto sono testimonianze della realtà, di fatti accaduti. Il lavoro che più mi ha soddisfatto è appunto il video "All Rome": una vhs rovinata in modo da trasmettere le alterazioni che creo nelle foto, che fino ad allora erano solo fisse su una stampa. In quel video queste si vedono nelle riprese in città, come se le mie foto diventassero immagini in movimento; la gente può vedere il mondo come lo vedo io.
Per molto tempo, ho cercato più l'aria che la terra; questa cosa mi ha reso poco mondano, poco pratico. Una mia conseguenza a questo, e che non gradisco, è che sentendomi poco pratico risolvo le mie esperienze e le mie relazioni in un modo terreno, prevedibile: il perfetto opposto in cui ci si aspetterebbe. Allora, ora sento un'attrazione verso il concreto e il terreno, la materia, così che quando dovrò affrontare le relazioni sarò maggiormente in grado di discernere.



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